NEWS:

Mafia. In Calabria è scontro Oliverio-Lanzetta

ROMA - “Ora basta. Finora il rispetto dovuto

Pubblicato:07-04-2015 10:04
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:14

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

oliverio lanzettaROMA – “Ora basta. Finora il rispetto dovuto al ruolo istituzionale rivestito dalla signora Lanzetta, nelle vesti di ministro della Repubblica, mi ha suggerito di evitare risposte a posizioni strumentali e provocatorie da lei assunte. Tuttavia c’è un limite a tutto”. Le accuse-sfogo di Maria Carmela Lanzetta, ex ministro degli Affari regionali, contro la nuova giunta della Calabria, non restano senza replica, in particolare quella ‘definitiva’ del presidente della Regione, Mario Oliverio. “Né Oliverio né nessun altro politico o membro del governo di cui ho fatto parte- ha detto nei giorni scorsi Lanzetta- mi ha chiamata dopo che ho deciso di non far parte della giunta della Regione. La mia esclusione, in quanto la mia presenza era incompatibile con un altro assessore che ne fa invece parte, è stato un punto a vantaggio della ‘ndrangheta“.

Affermazioni a cui il diretto interessato, l’assessore ai Trasporti, Nino De Gaetano, preferisce opporre un “no comment” perche’ “ha gia’ detto tutto il presidente Oliverio”. E in effetti il governatore calabrese, in una nota durissima, dice davvero tutto, senza freni: “Mi auguro- scrive Oliverio- che la signora Lanzetta sia solo animata da sindrome di esaltazione del proprio ego e che, consapevolmente o meno, non si presti ad essere strumento di una interessata strategia destabilizzante. Che gioco fa la Lanzetta? Quali interessi politici o di altro genere intende difendere? E’ inspiegabile che possa essere solo oggi divenuta improvvisamente detrattrice di Nino De Gaetano, quando, invece, fino al giorno della nomina della giunta ne ha sempre parlato, non solo a me, come un bravo e stimato dirigente politico. Immagino sappia la signora Lanzetta che la mafia si favorisce anche quando si sollevano polveroni e si gioca ad indebolire e fiaccare la credibilità di una istituzione”.

“Per quanto mi riguarda- continua Oliverio- nella mia lunga esperienza di amministratore non ho mai concesso nulla alle illegalità e men che meno alle rappresentanze mafiose. A me non è mai capitato di dovermi trovare nella condizione in cui è invece incorsa, probabilmente suo malgrado, la signora Lanzetta da sindaco di Monasterace; non ho mai dovuto giustificare affidamenti illegali di lavori a causa della presenza nelle mie giunte di parenti stretti di boss mafiosi, riconosciuti tali da sentenze di condanna emesse nelle aule di tribunali”.


Oliverio e’ un fiume in piena: “Se ha elementi validi e non diffamatori, dunque, la Signora Lanzetta si rivolga alla magistratura– continua il presidente della Regione- piuttosto che continuare a parlare a sproposito in talk show televisivi compiacenti, magari col proposito di trovare spazio nei circuiti mediatici. La signora Lanzetta avrebbe potuto già in commissione parlamentare antimafia esplicitare le sue accuse. Da quanto risulta non l’ha fatto. Anzi, ai commissari di Palazzo San Macuto ha dichiarato di non essere in possesso di alcun elemento. Sappia la signora Lanzetta che non può salire su nessun pulpito per impartire lezioni di antimafia, tantomeno al cospetto della mia persona, della mia storia e della mia esperienza politica ed amministrativa. Una storia limpida e trasparente, segnata da condotte coerenti e da impegno concreto nel contrasto alla criminalità ed al malaffare. Purtroppo, e me ne duole, è stata la signora Lanzetta ad essere richiamata ad una coerenza antimafia, come è noto, anche da autorevole stampa nazionale. Se si dovesse insistere, dunque, in questa campagna diffamatoria- conclude il governatore della Calabria- sarò costretto a valutare quali iniziative assumere a tutela della mia integrità morale e della funzione istituzionale che i cittadini calabresi con largo consenso hanno inteso affidarmi”.

di Mario Piccirillo

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it