
BARI – Sarebbero diventati egemonici nei comuni salentini di Galatina, Aradeo, Neviano, Cutrofiano e Corigliano d’Otranto grazie non solo a una spiccata “vis intimidatoria” basata su un forte “spessore criminale” ma anche “alla condizione di assoggettamento e omertà sofferta” dalle vittime. Così le 15 persone arrestate oggi dai carabinieri del comando provinciale di Lecce sarebbero riuscite a imporsi nell’ambito di attività illecite che le hanno rese dominanti. Sarebbero, per gli inquirenti, componenti di una un’associazione di tipo mafioso, finalizzata all’usura, alle estorsioni, alla violenza privata, alla detenzione e porto illegale di armi, allo spaccio di sostanze stupefacenti e per alcuni degli indagati anche allo scambio elettorale politico mafioso.
Come accaduto in alcuni paesi del leccese dove il gruppo criminale avrebbe assicurato a un candidato alle elezioni amministrative di due anni fa, “almeno 50 voti a fronte di una contropartita di denaro, così consentendogli la nomina a consigliere” prima e assessore comunale poi. In cambio, il politico avrebbe garantito “l’asservimento della funzione pubblica ai desiderata dell’organizzazione mafiosa”, spiegano gli investigatori coordinati dalla Dda di Lecce. A capo dell’organizzazione ci sarebbero due esponenti della Sacra corona unita che, dopo un lungo periodo di detenzione, avrebbero ripreso le redini delle attività illecite grazie alla “consolidata nomea criminale”. Si tratta di una associazione che “sin dagli anni Settanta” è “un punto di riferimento della criminalità organizzata salentina, caratterizzata da una struttura organizzativa a carattere verticistico, connotata da vincoli gerarchici”.
Tra le attività illecite le più redditizie erano il prestito di denaro a usura – con tassi mensili tra il 20 e il 25% ai danni di diversi imprenditori della zona – estorsioni e il versamento del cosiddetto “punto cassa” per l’esercizio di spaccio di stupefacenti ovvero la somma di denaro che gli spacciatori dovevano versare per poter smerciare droga in una determinato territorio. Il gruppo gestiva anche un’agenzia che si occupava della stipula di contratti di energia elettrica, gas, acqua e polizze assicurative mentre avrebbe stretto con il titolare di una scuola guida un patto criminoso attraverso l’assunzione del figlio di uno dei due capi ai vertici dell’organizzazione: in questo modo, la scuola guida avrebbe consolidato la sua posizione economica sul mercato ai danni di un’altra agenzia concorrente e i proventi dell’attività sarebbero in parte confluiti nelle casse dell’organizzazione criminale.
A eseguire il provvedimento del gip del tribunale di Lecce, che ha condotto in carcere 11 degli indagati e fatto finire ai domiciliari gli altri 4, sono stati più di 120 carabinieri in forza ai reparti del comando provinciale di Lecce, con il concorso dello squadrone eliportato cacciatori di Puglia e le unità antidroga e anti-esplosivo del nucleo carabinieri cinofili di Modugno, supportate da un velivolo del sesto nucleo elicotteri carabinieri di Bari.
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