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Govoni (candidato al premio Nobel per la Pace): “Con le scuole cambio il mondo”

Nel 2018 insieme con le colleghe Sarah Ruzek e Giulia Cicoli ha fondato Still I Rise, una ong che offre "educazione di altissima qualità" ai minori profughi dell'hotspot di Samo, in Grecia, e ora punta ad aprire scuole internazionali in Turchia e Kenya

Pubblicato:07-02-2020 13:02
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:57

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ROMA – “Essere candidato al Nobel per la pace è un sogno che si realizza. Sin da bambino ho sempre pensato che questo premio fosse per persone straordinarie, che facevano cose incredibili. Oggi so che le persone sono ordinarie, sono i loro progetti, forse, ad essere fuori dell’ordinario”. Nicolò Govoni è un attivista nato 26 anni fa a Cremona. Nel 2018 insieme con le colleghe Sarah Ruzek e Giulia Cicoli ha fondato Still I Rise, una ong che offre “educazione di altissima qualità” ai minori profughi dell’hotspot di Samo, in Grecia, e ora punta ad aprire scuole internazionali in Turchia e Kenya. Per questo impegno, Govoni è entrato in lizza per il Premio. 

La strada verso la candidatura al Nobel per la pace inizia in India, nello Stato di Tamil Nadu, dove a 20 anni Govoni si trasferisce con l’idea di restare solo qualche mese per lavorare a un progetto umanitario. “Alla fine sono rimasto quattro anni” racconta il giovane all’agenzia Dire. “Quando ho capito che non sarei tornato in Italia mi sono iscritto in un’università locale. Ne ho scelta una non lontana da Mumbai, celebre perché dedica grande attenzione ai temi legati ai diritti e alle politiche sociali. Ho frequentato la facoltà di giornalismo ma ho comunque studiato la questione dei contadini o dei movimenti femministi, molto sentiti nella società”. Il neolaureato, tornato in Italia, decide di frequentare un master in cooperazione internazionale. “Avevo capito – ricorda – che era la mia vocazione”. Ottiene così una borsa di studio negli Stati Uniti. Ma i suoi progetti, ancora una volta, subiscono una virata: “I corsi sarebbero cominciati dopo sei mesi quindi decisi di non restare fermo e partire come volontario per Samo, in Grecia”. Qui c’è uno dei più grandi hotspot del Mediterraneo per i migranti che cercano di raggiungere l’Europa. “Lì – dice Govoni – ho trovato una situazione impensabile e sono rimasto, rinunciando al master”.

“L’hotspot di Samos – dice il fondatore di Still I Rise – è l’antitesi del diritto europeo sulla protezione dell’infanzia e dei diritti umani in generale. Dovrebbe essere un centro per l’identificazione dei migranti ma di fatto è un centro d’accoglienza. E’ pensato per ospitare 650 persone e invece ne conta più di 7mila, di cui 2.500 bambini, centinaia dei quali non accompagnati. Anche i minori vivono in condizioni atroci: la loro casa è una tenda, senza bagni e anche in inverno. Non hanno assistenza medica, abiti e cibo adeguati”. Per Govoni, il fatto più grave “è che il campo è gestito dal governo greco con fondi europei”. 

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A Samo, Govoni, Ruzek e Cicoli istituiscono Still I Rise. “Si fonda sul principio di non accettare finanziamenti governativi, dall’Ue o dalle Nazioni Unite” poiché “sono gli attori responsabili delle violazioni nell’hotspot o per negligenza o per cattive pratiche”, dice il cooperante. Attraverso una campagna di raccolta fondi, insieme con i suoi colleghi, inizia a fornire vari tipi di servizi ai minori, sanitari, alimentari o legali, “pensati per le loro esigenze specifiche”. E’ allora che nasce l’istituto di Mazì, la prima scuola per profughi a Samo, che purtroppo, aggiunge il cooperante, “dopo due anni è ancora l’unica”. L’obiettivo del progetto, rivolto a 150 studenti dai dieci ai 17 anni, “è fornire educazione di altissima qualità, la stessa che garantiremmo agli studenti in Europa”. Still I Rise punterebbe infatti a distinguersi “da quelle organizzazioni che si limitano ad offrire il minimo indispensabile”. 

“Queste realtà – dice Govoni – presumono che le persone, in contesti di grande sofferenza, siano disposte ad accontentarsi di qualsiasi aiuto. La nostra scuola permette invece di ottenere gratuitamente un’educazione con ottimi insegnanti che può formare i leader del domani”. Secondo il fondatore di Still I Rise, a Samo “ci sono bambine di 13 anni che dopo quattro mesi di lezioni nella nostra scuola già si impegnano per tradurre le informazioni per la loro comunità e si battono per i loro diritti”. 

Secondo Govoni, però, Samo “è un’anomalia” data la cattiva gestione del centro e per questo la scuola dell’ong non diventerà permanente. Al contrario, la Turchia e il Kenya – dove sono presenti rifugiati stanziali – sono stati selezionati per aprire nei prossimi mesi due scuole internazionali “Still I Rise” per profughi, che dovrebbero accogliere 150 studenti. Tra questi, il 30 per cento dovrebbe essere costituito da ragazzi residenti provenienti da famiglie non abbienti. “Il modello sarà lo stesso” anticipa Govoni: “Istruzione gratuita di qualità, che consentirà poi a questi giovani di entrare nel mondo del lavoro oppure ottenere borse di studio universitarie per l’Europa o altrove”. E la candidatura al Nobel, giunta su proposta di Sara Conti, esponente del Consiglio grande e generale della Repubblica di San Marino? “Non cambia la mia vita – risponde Govoni – ma di certo ci aiuterà a sostenere i progetti che intendiamo realizzare e, quindi, a sostenere sempre più ragazzi”.

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