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In Romania fermata legge salva-corrotti, ma le proteste non si placano

"Il paese ormai è diviso. Ed è quanto mai necessario un nuovo e vero dialogo istituzionale”, dice la corrispondente da Bucarest per Osservatorio Balcani e Caucaso

Pubblicato:07-02-2017 11:43
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:52

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ROMA – “Quasi 500 mila persone sono scese nelle strade della Romania nella serata di domenica per protestare contro il governo. Questo nonostante l’esecutivo a guida socialdemocratica, in carica da appena un mese, avesse fatto poche ore prima un passo indietro, ritirando – dopo cinque giorni di manifestazioni-, l’ordinanza d’urgenza che, tra le altre cose, depenalizzava l’abuso d’ufficio”. Mihaela Iordache è corrispondente da Bucarest per Osservatorio Balcani e Caucaso. Commenta per “Affari internazionali”, rivista dello Iai (Istituto affari internazionali), le ultime vicende nel Paese est-europeo. I manifestanti chiedono le dimissioni del primo ministro Sorin Grindeanu: “Manifestazioni di piazza così ampie non si vedevano dai giorni della rivoluzione romena del 1989, quando cadde il regime comunista di Nicolae Ceausescu”.

Sorin Grindeanu

Sotto la pressione popolare “il primo ministro Grindeanu ha ritirato la controversa ordinanza che modificava il codice penale e incoraggiava, a detta dei manifestanti, comportamenti corruttivi”. Una legge ad personam, sottolineavano i critici del governo, “fatta su misura per il presidente del partito socialdemocratico (Psd) Liviu Dragnea, attualmente sotto processo e proprio per questo impossibilitato ad assumere egli stesso la carica di primo ministro dopo il voto di due mesi fa”. La marcia indietro è probabile sia avvenuta non solo per la pressione della piazza ma anche per quelle arrivate dalla Commissione Ue. Ma, per Iordache, la Romania “è ormai, divisa. Ed è quanto mai necessario un nuovo e vero dialogo istituzionale”. La partecipazione alle manifestazioni di piazza “è stata molto variegata e si sono viste anche tante famiglie con bambini. Nella serata di domenica, dopo il dietrofront del governo Grindeanu, a Timisoara – la città simbolo della rivoluzione dell’89 – ma anche a Cluj, Iasi, Sibiu e ovviamente nella capitale Bucarest la folla cantava in coro l’inno nazionale: Risvegliati romeno”.

(www.agensir.it)


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