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Preside IC Don Milani Dorso: “Chiediamo due settimane di tregua”

"Cieca ostinazione mediatica continuare a insistere su presenza"

Pubblicato:07-01-2022 14:44
Ultimo aggiornamento:07-01-2022 14:44

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NAPOLI – Continua ad aumentare il numero di presidi che si associa all’appello inviato ieri da alcuni dirigenti scolastici al presidente del consiglio Mario Draghi e al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Tra i firmatari, circa duemila, c’è anche Annunziata di Rosa, dirigente dell’Istituto Comprensivo ‘Don Milani Dorso’ di San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli. “La situazione è molto grave. Qui a Napoli già due ospedali sono stati riconvertiti in reparti Covid. Chiediamo due settimane di tregua, solo per capire insieme alle Asl come gestire il rientro– spiega la dirigente all’agenzia di stampa Dire- prima della mattina del 10 gennaio non possiamo sapere con certezza chi, tra studenti e docenti, è positivo o in quarantena. Come facciamo ad organizzare le lezioni e attuare il nuovo protocollo?”.

Per la dirigente, quindi, bisogna “guardare la situazione reale e riprendere dopo aver dato alle scuole i tempi tecnici per organizzarsi, per poter gestire una situazione di cui abbiamo un quadro solo parziale”. Anche la preside l’Ic ‘Don Milani Dorso’, come tutti i dirigenti, non è tra i sostenitori della Dad, ma in questo momento, per Annunziata Di Rosa “continuare a insistere per la didattica in presenza è solo una cieca ostinazione mediatica”. Due settimane di stop, invece, sarebbero sufficienti per capire i numeri del contagio, chiamare eventuali supplenti e organizzarsi con il nuovo protocollo Covid. “Anche mentre parlo con lei un’assistente amministrativa mi sta comunicando altri casi positivi di alunni o docenti. Che senso ha riaprire le scuole se in molti istituti, tra quarantene e positivi, non ci sono docenti, dirigenti, Dsga e collaboratori scolastici? Come facciamo?”, si chiede la preside.

Nell’istituto gestito da Annunziata Di Rosa gli alunni sono circa 1400 tra infanzia, primaria e scuola media. E la difficoltà nella gestione dei casi si intreccia anche con l’applicazione del nuovo piano per la scuola approvato la sera del 5 gennaio dal Consiglio dei ministri, che prevede regole diverse a seconda della fascia d’età e della vaccinazione degli studenti. “Noi applicheremo come sempre le norme approvate, ma in questo momento riaprire è complicato anche perché non sappiamo chi si è vaccinato e chi non lo è ancora– spiega la dirigente- la situazione va razionalizzata. Nell’economia della gestione delle singole istituzioni scolastiche dobbiamo capire quale procedura attivare. Noi presidi non ci lamentiamo per le nostre responsabilità, chiediamo solo due settimane di tregua che sarebbero terapeutiche per evitare che la situazione possa peggiorare ulteriormente e avere il picco a metà gennaio. Sono una paladina della didattica in presenza, ma abbiamo bisogno del tempo per rientrare in maniera sicura e regolare. Speriamo che in queste ore si riesca a comprendere la richiesta di noi dirigenti”.


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