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BARI – Inizierà il prossimo 8 maggio il processo a carico di 18 persone fisiche e una società – la Trans Adriatic Pipeline Ag Italia – citate in giudizio dal pubblico ministero Valeria Farina Valaori dinanzi al tribunale monocratico di Lecce in relazione ad alcuni lavori per la costruzione del tratto italiano del gasdotto marino e terrestre della Trans Adriatic Pipeline (Tap).
Tra gli imputati ci sono Michele Mario Elia, country manager della Tap Ag Italia, il project manager Gabriele Paolo Lanza, il fabrication operation manager Saipem, Luigi Romano, Adriano Dreussi, offshore constructione manager Saipem come Piero Straccini, Luca Ggentili, manager della Saipem, Alessandro Niccoli, amministratore unico della Ra Costruzioni srl (società esecutrice dei lavori), Marco Paoluzzi, direttore dei lavori, alcuni sub contrattisti responsabili di cantiere e i titolari di alcune ditte che hanno eseguito i lavori in subappalto.
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Tra le accuse c’è l’aver eseguito opere – attività preparatoria, realizzazione del microtunnel, costruzione del terminale di ricezione (Prt), posa della condotta tra microtunnel e Prt – in aree sottoposte a vincolo paesaggistico e/o idrogeologico oppure dichiarate zone agricole di “notevole interesse pubblico”, in assenza di autorizzazioni ambientali, idrogeologiche, paesaggistiche ed edilizie essendo state ritenute illegittime quelle rilasciate con decreti ministeriali.
Tra i sette capi di accusa ci sono inquinamento della falda acquifera, abusi edilizi e danneggiamento. Sotto accusa anche l’espianto di alcuni ulivi. La citazione in giudizio arriva al termine delle indagini condotte dai carabinieri e coordinate dalla procura di Lecce.
L’opera consentirà l’arrivo in Europa di gas azero. Per l’accusa la compatibilità ambientale sarebbe stata adottata “senza valutazione degli effetti cumulativi esterni e interni” in violazione di due direttive, di una circolare e di una convenzione. La società citata a giudizio è la Trans Adriatic Pipeline Ag Italia nelle persone dei direttori dotati di potere di rappresentanza Luca Schieppati ed Elisabetta De Michelis.
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Nel giudizio risultano persone offese e potranno costituirsi parte civile alcuni sindaci, tra cui Marco Potì primo cittadino di Melendugno, anche come cittadino, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il presidente del Comitato No Tap- Alfredo Fasiello, il Codacons, Italia Nostra e il ministero dell’Ambiente.
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