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VIDEO | Marino Sinibaldi: “L’arte più alta è la parola”

https://youtu.be/ucE03xg2BZI ROMA - Due grandi passioni - i libri e la radio - e una convinzione radicata: "L'arte più alta che

Pubblicato:07-01-2019 13:13
Ultimo aggiornamento:07-01-2019 13:13

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ROMA – Due grandi passioni – i libri e la radio – e una convinzione radicata: “L’arte più alta che abbiamo è la parola. Lo diceva già Don Milani. L’oralità è la forma di comunicazione superiore a tutte le altre”. Ruota intorno a questi elementi la vita di Marino Sinibaldi, direttore di Rai Radio Tre, ideatore della trasmissione ‘Fahrenheit‘, curatore di ‘Libri Come’, ex presidente del Teatro di Roma. Un uomo legato alla città di Roma, che da sempre vive la cultura nelle sue molteplici forme.

“Sono nato lo stesso anno in cui è nata la televisione, il 1954, ma sono cresciuto in una società in cui la radio aveva un ruolo centrale- dice Sinibaldi in un colloquio con l’agenzia Dire – La radio è il luogo della parola e la parola è la cosa più importante che abbiamo. I libri, invece, sono qualcosa che si incontra nella vita. Nel mio caso erano legati alla scuola, perché nella mia casa non ce n’erano”.


– Lei ha detto di aver iniziato a leggere per due motivi: per conoscenza del mondo e per il piacere dell’avventura. Per i giovani di oggi è ancora così, o l’avvento del digitale ha cambiato per sempre l’approccio alla lettura?

“Oggi è cambiato tutto. La rete ha cambiato il rapporto sia con la conoscenza che con l’avventura. Quello che bisogna chiedersi, però, è se esiste ancora nei giovani la domanda ‘come è fatto il mondo?’, perché da ragazzo non lo capisci. I libri sono un modo per cercare di diradare questa nebbia che c’è nell’adolescenza rispetto al mondo che li circonda. Per me, quindi, l’esperienza della lettura non deve mancare mai, in nessuna generazione. Inoltre la lettura ha una peculiarità: l’immaginazione e l’immedesimazione sono esercitate al livello più alto. Per un giovane il rapporto con il testo è dunque importante”

– Roma è da sempre al centro della sua vita privata e professionale. Com’è cambiato il rapporto dei romani con la lettura?

“Di Roma si può dire che la città è cambiata molto ma non abbastanza. Sono cresciuto in una borgata non proprio periferica e la città era un luogo di separazione, il centro storico per esempio non era praticato mentre oggi è anzi molto affollato. La cultura ha avuto un ruolo fondamentale in quella stagione più volte celebrata dell’Estate romana. E’ stata l’occasione in cui parti enormi della città hanno scoperto il centro storico e la loro storia. Per quanto riguarda il libro, Roma è una città molto grande, in cui il rapporto con la lettura andrebbe gestito. C’è una rete di biblioteche ricca, molte manifestazioni culturali, ma quello che manca sono luoghi riconoscibili nelle zone intermedie della città. Spazi dove la letteratura possa incontrarsi e crescere. Questa è una città fatta a spicchi, il centro è già ricco, mentre le semiperiferie no. Chiaramente tutto ciò servirebbe anche a ricostruire il tessuto sociale”.

– In una recente intervista Nanni Moretti ha dichiarato: “Io vivo come prima, per informarmi leggo i giornali, se voglio comprare un libro vado in libreria, se voglio vedere uno spettacolo vado a teatro. Mi sembra che molte persone, senza accorgersene, abbiano peggiorato la qualità della loro vita”. Anche lei ha questa impressione?

“Nanni Moretti in parte ha ragione, in parte per nostra fortuna ha torto, nel senso che per esempio in ‘Santiago, Italia’ si vede un’umanità diversa, accogliente, compatta, e le sue riflessioni nascono da lì. Noi oggi siamo stati trasformati dalla globalizzazione in qualcosa di diverso. Poi c’è un altro fatto: io ho sempre sentito parlare dell’umanità che va peggiorando. All’inizio c’era l’età dell’oro, ma quello è un riferimento ideale. Ogni generazione deve fare i conti con quello che si trova davanti. Quindi secondo me riempire il presente con immagini nostalgiche del passato, che mi appartiene, diventa però qualcosa che paralizza il presente”.

– Quest’anno ‘Libri Come’ compie dieci anni, un traguardo importante. Il tema scelto è la libertà. Come mai?

“Perché no, verrebbe da rispondere. Diciamo che da qualche anno abbiamo sempre scelto una parola chiave, penso alla scuola, all’Europa, o alla felicità dello scorso anno. Oggi il tema su cosa sia la libertà è urgente. Quali sono le minacce alla libertà non è che lo capiamo bene. I giovani di oggi vivono una libertà che nessuno ha mai avuto, libertà di qualunque tipo, sociale, economica, sessuale. L’impressione, però, è che certi spazi si chiudano, il che è vero perché esistono forme diverse di dittatura, tanto è vero che abbiamo adottato questo neologismo di ‘democrature’, che corrispondono a controlli rigidi della nostra libertà reali. E poi esistono grandi forme di controllo, quelle che attribuiamo al digitale. Sono tutte cose vere e molto recenti, per cui la riflessione è approssimativa. Per questo porteremo a Roma scrittori e pensatori che sul tema di quanta libertà possiamo disporre oggi, hanno detto cose interessanti”.

– Facciamo un gioco. Ha a disposizione tre libri da regalare: uno al ministro Salvini, uno a un migrante appena arrivato in Italia, e uno a un giovane.

“Potrei rispondere con un libro plurale, che è il Don Chiscotte. Ognuno dentro ci trova quello che sta cercando. Inoltre è il primo libro che spiega perché la lettura sia un’attività rischiosa. Per stare al gioco, però, rispondo così: a Salvini regalerei ‘La Frontiera’ di Alessando Leogrande, che racconta come sono davvero gli stranieri che arrivano da noi, spiegando da dove arrivano e dove finiscono, e qual è la loro vita. A un migrante regalerei la nostra Costituzione, perché chi accetta di far parte del nostro Paese dovrebbe aderire al nostro testo. Aggiungo però che la nostra Costituzione la regalerei anche agli italiani e al ministro Salvini. A un giovane, infine, regalerei ‘L’Isola del Tesoro’ di Stevenson. C’è tutto: avventura, immaginazione, paura”.

– Questi ultimi sono gli stessi elementi che cerca anche lei quando va in libreria?

“Sono sempre gli stessi: capire come è fatto il mondo e provare quel di più di vita di cui la nostra umanità ha bisogno. L’umanità non ha limiti, è esorbitante per natura. Il mistero della lettura è questo: io ho una vita piena, ma perché la sera voglio ancora altra vita? Questa è l’umanità. Volere ancora altra vita e la lettura è il modo che ho trovato per esaudire questo desiderio”.

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