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NAPOLI – “La buonuscita di Tavares? Basta dire che guadagna 516 volte un operaio. E chiedersi se tutto questo è eticamente sostenibile”.
Mauro Cristiani è il segretario generale della Fiom di Napoli e da diversi giorni partecipa al presidio dei lavoratori di Trasnova fuori allo stabilimento Stellantis di Pomigliano d’Arco, dove ha conversato con la Dire. Proprio oggi i dipendenti si sono visti recapitare una lettera di licenziamento: la procedura è stata attivata nei confronti di 97 lavoratori di Pomigliano, Mirafiori, Melfi e Piedimonte San Germano.
“Parliamo principalmente di operai, che guadagnano 1.500, 1.600 euro al mese. Inutile sottolineare come ci sia una sproporzione tra quanto guadagna un operaio e quanto un amministratore delegato. Ci chiediamo se questa sia una cosa giusta, considerando che Tavares, in questi anni, ha fatto solo cassa o ceduto parti dello stabilimento”.
Un esempio? “Pensiamo allo stabilimento di Pomigliano, oggi in vendita per la maggior parte. Dentro un perimetro dedicato alla produzione di auto – racconta Cristiani alla Dire – ci sono spazi ceduti, anche a delle palestre. Nel Giambattista Vico oggi c’è una palestra. Questo è normale? John Elkann che risposte ha?”. Della questione Trasnova si parlerà al tavolo al Mimit anticipato al 10 dicembre.
La posizione della Fiom è quella di rifiutare qualsiasi ipotesi di ammortizzatore sociale: “Il ministro Urso, nel corso dell’ultimo question time, ha riferito che stava lavorando con Stellantis per trovare una soluzione anche per la vertenza Trasnova. Urso deve venire al tavolo illustrando questa proposta, quindi non crediamo che possa venire a portarci come soluzione un ammortizzatore sociale…Noi chiediamo che questi lavoratori continuino a svolgere queste attività, che Stellantis non è che non farà più, ma, semplicemente, internalizzerà. Questo significa 350 lavoratori a casa, 97 direttamente dipendenti di Trasnova, i restanti lavoratori somministratori. Tutti senza lavoro. In una situazione come quella attuale, di profonda crisi, le prospettive di essere ricollocati altrove non ci sono. I lavoratori si aspettano da Urso, ma soprattutto dal presidente del Consiglio Meloni, che sia individuata una soluzione, che certo non può essere un ammortizzatore sociale. Noi chiediamo a Meloni di presiedere lei un tavolo sull’automotive”.
La maggior parte dei licenziamenti annunciati da Trasnova andrebbe a colpire i dipendenti di Pomigliano: 48 operai, cinque impiegati e un responsabile, per un totale di 54 lavoratori, alcuni dei quali ex Fiat. Tra di loro c’è anche Pina, che da giorni protesta, con i colleghi, all’esterno dello stabilimento Stellantis.
“Lavoro in questa fabbrica dal 1989 – racconta alla Dire -, sono qui da 35 anni. Ieri pomeriggio c’era stato, per noi, un berlume di speranza quando è arrivata la notizia che l’incontro al ministero era stato anticipato al 10 dicembre. Il morale era salito, stamattina è precipitato di nuovo: è arrivata la lettera di licenziamento. Siamo in balia non so di cosa, posso dire solo che siamo disperati, vogliamo solo lavorare. Penso a me e penso anche ai miei colleghi: giovani che hanno appena acceso un mutuo per una casa, lavoratori con figli piccoli che gli chiedono una bicicletta o una playstation per Natale. Come faranno?”.
Nel punto presidiato giorno e notte dai lavoratori Trasnova c’è uno striscione che recita: “Stellantis, il colosso francese che chiude le imprese”. Da questa mattina sono comparsi anche un piccolo presepe e un albero di Natale, ‘decorato’ da fogli su cui sono impressi i nomi degli operai Trasnova – “Giacomo licenziato”, “Pino licenziato”, “Gianluca licenziato” – e letterine dei figli di alcuni dipendenti.
“Nelle nostre case – dice ancora l’operaia – non c’è più serenità. Poi, stamattina, è arrivata la lettera di licenziamento nella quale veniva comunicato che la commessa non sarebbe stata più rinnovata. Mai mi sarei aspettata questa situazione. Abbiamo avuto delle problematiche negli anni scorsi, ma quando è arrivata la Panda siamo stati ‘al sicuro’ per 13 anni. Stellantis ha poi annunciato la produzione della Panda non più a Pomigliano, ma in Serbia, lasciando qui la Pandina: è elettrica, non si vende. Confidiamo nelle istituzioni, chiediamo che prendano in mano la situazione, evitando la fine di uno stabilimento storico come questo”.
Gli operai dicono “no” alla cassa integrazione: durante una visita, oggi, della segretaria del Pd Elly Schlein, hanno più volte intonato il coro “Lavoro, lavoro, lavoro”.
“Nel corso di una call tra Trasnova e Stellantis è stato detto che la commessa non sarebbe stata rinnovata per nessuna ragione e che noi operai potevamo anche chiedere la cassa integrazione. Noi – afferma Pina – la cassa integrazione non la vogliamo: vogliamo il nostro lavoro”.
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