No alle donne che lavorano in sanità: l’ennesimo divieto imposto dai talebani in Afghanistan

In Afghanistan i talebani avrebbero chiuso l'accesso agli studi sanitari di medicina alle donne: dopo l'Università, verrebbero così escluse anche dagli studi professionali dall'ostetricia all'infermieristica

Pubblicato:06-12-2024 11:11
Ultimo aggiornamento:06-12-2024 12:14

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ROMA – Nuovi divieti per le donne in Afghanistan: i talebani, nei giorni scorsi, avrebbero vietato alle donne di frequentare gli istituti di formazione professionale in ambito sanitario. Dall’Università erano già state escluse due anni fa con precedenti provvedimenti, che aveva suscitato scalpore, ora è stato deciso che non possono proprio svolgere nessuno studio di medicina. E per di più, l’obiettivo del ministero della Salute sarebbe il ritorno alle medicina tradizionale: sarebbe stato creato, infatti, u n dipartimento per integrare le pratiche di medicina tradizionale.

Negli ultimi giorni sarebbero stati interdetti alle donne i percorsi di infermieristica, ostetricia, odontoiatria, tecniche di laboratorio e simili, per un totale di 18 discipline. Il divieto, che vale per tutti gli istituti pubblici e privati dell’Afghanistan, è stato annunciato il 3 dicembre. Stando a quanto scrive Asia News, i funzionari talebani avrebbero convocato a inizio settimana decine di presidi, dicendo loro eseguire gli ordini stabiliti dal capo dei talebani, Hibatullah Akhundzada. L’uscita di scena delle donne dal campo delle cure comporta conseguenze gravissime, soprattutto per l’assistenza lungo i percorsi gravidanza, parto e allattamento: moltissime donne, infatti, finirebbero per scegliere di non essere seguite e correrebbero grandissimi rischi di salute. A lanciare l’allarme è l’Unicef, che in una nota esprime grandissima preoccupazione per queste novità e spiega di essere al lavoro per verificare se sia tutto vero.

Afferma la direttrice generale di Unicef, Catherine Russell: “Sono profondamente allarmata dalle notizie secondo cui le autorità di fatto in Afghanistan intendono vietare alle donne di studiare nelle facoltà di medicina, compresi i settori critici per la salute delle donne e dei bambini come l’infermieristica, l’ostetricia e la ginecologia. L’Unicef sta ancora determinando la veridicità di queste diverse testimonianze e accoglie con favore gli sforzi per affrontare la questione”, si legge nel testo. “Se confermato, questo divieto dovrebbe bloccare immediatamente la formazione medica di migliaia di donne e mettere a rischio l’accesso di donne e ragazze all’assistenza sanitaria“.


Secondo Russell, “se implementato, questo sarebbe un altro colpo devastante ai diritti delle donne e delle ragazze in Afghanistan, continuando una tendenza all’esclusione e alla negazione di opportunità per metà della popolazione del Paese”. Dice ancora la direttrice: “Non solo limiterebbe ulteriormente la capacità delle donne di contribuire alla società e di guadagnare un reddito, ma avrebbe anche conseguenze di vasta portata per la salute dell’intera popolazione afghana. Si perderebbero vite umane. L’Afghanistan sta già affrontando una disperata carenza di operatori sanitari formati, soprattutto donne. Le professioniste sanitarie giocano un ruolo vitale nell’assicurare che le donne ricevano adeguata assistenza medica, che i bambini siano vaccinati e che le comunità abbiano accesso a servizi sanitari essenziali. Senza operatori sanitari di sesso femminile, le donne hanno meno probabilità di richiedere cure prenatali durante la gravidanza e meno probabilità di partorire in sicurezza e in clinica. In un Paese in cui donne e bambini dipendono da operatori sanitari di sesso femminile per un’assistenza culturalmente sensibile, tagliare la rete dei futuri operatori sanitari metterebbe a rischio delle vite“.

La direttrice conclude: “L’Unicef chiede alle autorità de facto di continuare a consentire alle donne di proseguire gli studi di medicina. Il futuro del sistema sanitario afghano dipende dalla piena partecipazione di professionisti medici uomini e donne”.

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