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Sport di base, Osservatorio permanente EPS: “Oltre 300 mila eventi organizzati nel 2021 e 97,5 milioni di entrate”

Molea (Aics): "Enti di promozione sportiva sono grande leva economica del Paese. Da movimento c'è attenzione verso donne, giovani e anziani"

Pubblicato:06-12-2022 16:51
Ultimo aggiornamento:07-12-2022 11:33
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ROMA – Più di 300mila eventi organizzati nel 2021, tra sportivi e culturali; più di 94mila associazioni e società sportive affiliate, 11.600 dirigenti di struttura, il 35% dei quali donna (il doppio rispetto allo sport di vertice). Il tutto per 97,5 milioni di euro di entrate nel 2021 e ben 7 milioni e 400mila praticanti. Tutto questo rappresentano oggi gli enti di promozione sportiva: realtà no profit che reimpiegano tutti i propri proventi nelle attività sociali e che restano tra le realtà più “piagate” dalla pandemia. A dirlo sono i dati raccolti dall’Osservatorio permanente dello sport di base Eps, promosso dagli enti ACSI, AiCS, ASI, UISP, US Acli, con la collaborazione tecnica dell’istituto di ricerca Swg e della società di consulenza Kratesis, e finanziato da Sport e Salute, presentati allo Stadio Olimpico di Roma.

Alla Conferenza stampa ha aperto i lavori Bruno Molea, presidente AiCS, e sono intervenuti: Vito Cozzoli, presidente di Sport e Salute S.p.A., Roberto Arditti, presidente Kratesis, Alessandro Scalcon, senior researcher SWG, Antonino Viti, presidente ACSI, Fabio Salerno, direttore generale ASI, Francesco Proietti, presidente CSEN, Tiziano Pesce, presidente UISP, Damiano Lembo, presidente Us Acli. Obiettivo della ricerca è determinare in modo analitico il peso della Promozione Sportiva nell’ambito del contesto economico e sociale italiano. Ciò che ne emerge è un sistema al servizio del Paese, capace di camminare sulle proprie gambe, che riconosce e valorizza competenze e capacità femminili, e che prova a riprendersi dopo la pandemia. E sono i dati a confermarlo.

OBIETTIVI E NUMERI DELLA RICERCA

Dalla ricerca emerge chiaramente come gli Enti di promozione sportiva svolgano una fondamentale funzione sociale finalizzata alla crescita del benessere psicofisico della popolazione italiana, con particolare riguardo alle componenti più fragili della comunità nazionale. Dimostrazione concreta di questo impegno sono i circa 300.000 eventi organizzati nel corso del 2021 tra sport (oltre 180.000) e sociale (quasi 120.000) su tutto il territorio nazionale. Un impegno quantomai indispensabile alla luce della quota di popolazione italiana ancora sedentaria (30%), con tutte le ricadute negative che questo comporta per i singoli in qualità della vita e per la collettività in termini di costi sanitari (2,3 miliardi di euro ogni anno). Gli Enti di promozione sportiva si distinguono all’interno del sistema sportivo dilettantistico italiano per la capacità di dare spazio alle competenze e alle capacità espresse dalle donne, che rappresentano ben il 35% della dirigenza del sistema. Quasi 2 volte di più di quanto fanno le Federazioni Sportive Nazionali e le Discipline sportive associate. In aggiunta, il lavoro femminile negli EPS è particolarmente stabilizzato in quanto riguarda il 59% dei contratti a tempo indeterminato stipulati, mentre il 41% degli stessi riguarda gli uomini. La pandemia ha però colpito con violenza sul sistema dello sport dilettantistico nazionale, causando contrazioni importanti su tutti i numeri, sia quelli delle società sportive affiliate agli EPS che quelli relativi ai tesserati. Questa emorragia di organizzazioni (-6% dal 2019) e di persone (-17%) si può facilmente ricondurre alle pesanti restrizioni che hanno colpito la pratica sportiva dilettantistica nel 2020 e nel 2021. Il sistema dello sport di base è stato penalizzato ben oltre le reali evidenze scientifiche della sua pericolosità nella diffusione del virus. La decisione di privilegiare lo sport agonistico a dispetto di quello di base ha avuto come solo effetto visibile un “travaso” di organizzazioni sportive dagli EPS alle federazioni sportive pari al 13%. Nonostante la crisi, gli Enti di promozione sportiva si confermano soggetti economici virtuosi che, in coerenza con la loro anima sociale e no-profit, destinano alla missione statutaria la totalità delle risorse economiche di cui dispongono. Questo atteggiamento virtuoso si rileva anche sul lato delle entrate, che per il 60% derivano da forme di autofinanziamento, prima tra tutte il tesseramento. Questo fa sì che l’intero sistema dipenda in misura minore dai contributi pubblici, che restano comunque essenziali per garantire l’accesso all’attività sportiva di base soprattutto alle fasce di popolazione più svantaggiate. Rispetto al 2020, si registrano maggiori spese per sostenere la ripresa post Covid, aumentate del 17% e pari a 98 milioni.


LE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE AICS

I dati che sono emersi dalla ricerca degli Enti di promozione sportiva, uniti da un unico obiettivo, quello di cercare di fare luce e chiarezza su quello che è l’impatto del movimento sportivo di base nel Paese, non solo in termini di promozione dello sport, ma degli effetti in termini sociali che poi riesce a dare, sono interessanti. Sono risultati che disegnano un movimento che è importante nel Paese, che, a differenza di altri sport di alto livello, guarda anche alle donne e alla parità di genere. È un movimento che rivolge grande attenzione verso i giovani e gli anziani, e questi sono tutti elementi nobili. Inoltre, questo movimento rappresenta una grande leva economica del Paese. Ci sono più di 9 milioni di iscritti negli Enti di promozione sportiva, che producono sicuramente economia attraverso le proprie manifestazioni nel territorio italiano”. Lo dichiara all’Agenzia Dire il presidente di Aics Bruno Molea,

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