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VIDEO | Nilde Iotti, la presidente libera

Il ricordo dello storico portavoce Frasca Polara, tra il famoso lodo e l'abolizione del voto segreto

Pubblicato:06-12-2019 11:10
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:43

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ROMA – Nilde Iotti partigiana, comunista, parlamentare, componente appena 26enne della Costituente. Prima presidente donna della Camera. “Ma una presidente libera anche dalla cosiddetta disciplina di partito”, spiega all’agenzia Dire Giorgio Frasca Polara.

“Anzi su alcuni temi assunse una posizione contraria a quella del suo partito, pur di essere coerente con il principio dell’assoluta indipendenza del presidente”. Giornalista, notista e inviato dell’Unita’ per 43 anni, scrittore e saggista, si puo’ dire senza esagerare che Frasca Polara incarni il giornalismo parlamentare, materia che peraltro insegna ai giovani cronisti. Di Nilde Iotti e’ stato portavoce, collaboratore, amico. “E’ stata una presidente sensibile alle istanze di tutti”, ricorda Frasca Polara con la Dire, che gli chiede da dove derivi l’espressione ‘lodo Iotti’. “E’ nata nei primissimi anni 80 con la legislazione sul terrorismo, il decreto Cossiga e i successivi. I Radicali avevano presentato migliaia e migliaia di emendamenti. Iotti affermo’ un principio che divento’ prassi, una regola non scritta ma che da allora si e’ applicata ininterrottamente”.

Un passaggio delicato della vita istituzionale che tuttavia Iotti interpreto’ nel senso di salvaguardare le prerogative dell’opposizione parlamentare. “Erano giorni in cui accadevano cose drammatiche. E il dibattito ne risentiva. Ricordo che un deputato, Roberto Ciccio Messere, scaglio’ contro la presidente il regolamento. Il volume sfioro’ letteralmente i capelli della presidente, che non reagi’, ando’ avanti nella discussione e applico’ quello che poi divenne il lodo. Il regolamento – aggiunge Frasca Polara – stabilisce che quando si vota la fiducia si fa mannaia degli emendamenti. Si vota solo il testo presentato dal governo e sul quale il governo ha posto la fiducia. Lei decise che gli emendamenti non potevano essere votati ma potevano essere illustrati e discussi. Introdusse il principio che ciascun firmatario di emendamenti aveva il diritto di parlare, per la verita’ una sola volta, ma per ognuno degli emendamenti da lui stesso firmati”.


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