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Messenger Kids, sì o no? Lo psicoterapeuta: “Non è il demonio, ma bisogna usarlo in modo opportuno”

Con questa nuova applicazione Facebook apre le porte agli under 13

Pubblicato:06-12-2017 17:45
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:58

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ROMA – Facebook apre le porte agli under 13 con la nuova applicazione Messenger Kids. L’intento, secondo i vertici, è quello di incentivare il rapporto tra genitori e figli: la app potrà essere utilizzata solo tramite il profilo social dei genitori.

Nel frattempo Sean Parker, l’ex presidente del Social Network fondato da Mark Zuckerberg, ha detto che queste piattaforme “approfittano delle vulnerabilità della psicologia umana con un meccanismo che crea dipendenza come una droga”.

Del problema ne parla Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva, intervistato a Skytg24. “Questi strumenti non vanno demonizzati, ma devono essere utilizzati in modo opportuno. Viene dato il cellulare al 20% dei bambini già a 1 anno di età solo per calmare i capricci- evidenzia lo psicoterapeuta- e passiamo al 70-80% nei bambini dai 3 i 5 anni. È una situazione in piena esplosione ed evoluzione dove la dipendenza dal telefonino, creata nei bambini, è soprattutto dei genitori che li adoperano come mezzo per calmare le acque”.


Lo psicoterapeuta ricorda che in “Italia siamo al 50esimo posto nella classifica della felicità dei bambini, mentre al primo posto c’è la Danimarca. Perché? Nel paese scandinavo obbligano i figli a praticare attività sportive e limitano l’uso del telefonino a un tempo definito. Il tempo di utilizzo varia a seconda delle età- conferma Castelbianco- si va dai 5 minuti a un’ora. Invece in Italia il 50% degli adolescenti lascia il cellulare acceso anche di notte”.

Il problema “non è nel mezzo- ripete lo psicoterapeuta dell’età evolutiva- ma nel modo in cui viene utilizzato. Basti pensare che i ragazzi che trascorrono la serata davanti agli smartphone e ai tablet hanno poi un sonno cattivo e risvegli non adeguati. Di conseguenza- rimarca Federico Bianchi di Castelbianco- sviluppano problemi di comportamento legati a un sonno non adeguato, problemi nell’apprendimento a scuola e nelle relazioni“.

Lo psicoterapeuta dell’età evolutiva consiglia “equilibrio nella gestione di cellulari e tablet a seconda dell’età. Internet non è il demonio, ma pensare che tramite internet si possa creare un allaccio tra figli e genitori è un paradosso. Dobbiamo credere che per farli comunicare abbiamo bisogno di un mezzo esterno? Questo indica che comunichiamo pochissimo nella normalità”.

Nel libro ‘Nasci, cresci e posta: i social network sono pieni di bambini: chi li protegge?’ emerge che sono già 20 milioni i minori che frequentano questo far west, tra cui 7,5 milioni sono gli under 13.

“Sono dati da rivedere al rialzo- sottolinea il coautore Simone Cosimi- perché risalgono al 2011-2012. La nostra tesi è che i genitori e gli educatori debbano sporcarsi le mani. I bambini imparano giocando e imitando e questi ambienti (Facebook, Twitter, Instagram e tutte le altre piattaforme) non sono nati né per giocare, né per insegnare, né sono enti di beneficienza. La chiave è sporcarsi le mani- ripete Cosimi- perché oggi c’è un gap fortissimo dal punto di vista linguistico tra genitori e figli”.

Per Cosimi “Messenger kids è un passaggio. Ormai da 6 anni Facebook viaggia in questa direzione– ricorda il giornalista- Mark Zuckerberg nel 2011, in una conferenza in New Jersey, si lasciò scappare questa frase: ‘Prima o poi a un certo punto bisognerà superare la soglia dei 13 anni’. Piano piano ci stanno arrivando, adesso con un primo tassello legato solo alla chat. Non è detto che in un secondo momento quel sotto account che i genitori devono aprire, per gestire questa applicazione sul dispositivo dei figli, non possa poi tramutarsi in un profilo vero e proprio. Nel frattempo raccolgono dati e informazioni- conclude Cosimi- tracciando la vita anche dei bambini”. In ultimo Castelbianco precisa: “Non è vero che i bambini sono più intelligenti da quando c’è internet. Se da un lato hanno sviluppato delle capacità, dall’altro hanno perso la creatività, la relazione empatica, la capacità di concentrazione e di attenzione. Noi adulti dobbiamo dare un equilibrio sulla quantità del tempo di utilizzo di cellulari e tablet, dobbiamo indirizzare i nostri figli per aiutarli a navigare su internet con intelligenza. I bambini di 9 e 10 anni vedono YouPorn sul cellulare- conclude lo psicoterapeuta dell’età evolutiva- dobbiamo accettarlo e avere un comportamento adulto. Non siamo i loro amici, ma i genitori e quindi dobbiamo essere responsabili per capire come farli crescere bene”.

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