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‘La bella Elvira’, storia di un femminicidio irrisolto

Il mistero del 'mostro di Firenze', una nuova ipotesi in un volume

Pubblicato:06-11-2024 21:16
Ultimo aggiornamento:06-11-2024 21:16

la bella elvira
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ROMA – La morte, violenta, di una giovane donna di origine contadina, il cui corpo fu ritrovato alla vigilia delle nozze in un bosco a Toiano, in provincia di Pisa, con la gola tagliata e i segni di altre coltellate inferte dopo la sua morte. Era il 1947, la vittima si chiamava Elvira Orlandini e il suo fu un caso, mai risolto, che avrebbe potuto avere un contesto storico più recente, ad esempio tra il 1968 e il 1985. È in quegli anni, infatti, che quello che sarà chiamato Mostro di Firenze lascerà dietro di sè una lunga scia di sangue fatta di otto duplici omicidi: si trattava di coppie che sceglievano di appartarsi per vivere un po’ di intimità e alle donne, vittime, il ‘Mostro’ asportava parti anatomiche. Elvira Orlandini, la ‘bella Elvira’ come veniva chiamata, sarebbe stata la vittima perfetta in quel copione di rito macabro e sangue che il Mostro, insieme a Pietro Pacciani, Mario Vanni, Giancarlo Lotti, e ai famosi ‘compagni di merende’ indicati quali autori materiali degli omicidi, lascerà in quelle notti di boschi e strade isolate che tennero nella paura a lungo tanti italiani. Eppure Elvira, lontana di troppi anni e tanti misteri, con quelle vittime non aveva nulla a che fare. A raccontarne la storia Bettina Ferretti, autrice di ‘Corpus Domini. Il caso Orlandini’. “Quello di Elvira è un femminicidio di fatto- ha detto- Ne ha le caratteristiche. Gli omicidi di uomini avvengono per mano di sconosciuti, malavitosi. Quelli delle donne in condizioni amicali, sentimentali, familiari”. Oggi “avviene una mattanza, le cause si vanno a ricercare nell’educazione delle mani che le uccidono”.

Qui, secondo l’autrice, diventa fondamentale capire “quale tipo di campanello, di allarme scatta. È brutto difendersi dai familiari, riconoscere determinati atteggiamenti senza giustificarli per forza”. Alla conferenza di presentazione, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, ha presenziato la deputata del Movimento 5 Stelle Stefania Ascari, membro della Commissione Antimafia, prima firmataria della relazione sui legami tra la scomparsa di Rossella Corazzin e il mostro di Firenze: “È sempre di attualità il giustificazionismo di chi ha fatto del male, un femminicidio”. A proposito dell’opera di Bettina Ferretti, nel libro ricorda che quando Elvira non più vergine fu messa sul banco degli imputati, lei giudicata, commentata. “Chi era sotto processo- ha detto ancora la deputata del M5s- fu accerchiato dal tifo di assoluzione e questo succede ancora oggi. Il suo fu uno dei primi casi di cronaca nera. Lei, come è scritto nel libro, fu una vittima moderna in tempi antichi. Oggi viene ammazzata una donna ogni 3 giorni, nonostante 40 anni di leggi che vogliono contrastare questa violenza. Perché non funziona? la violenza sulle donne è anche e soprattutto un problema culturale”.

‘Narciso Cacciatore – Un’ipotesi sul mostro di Firenze’ è invece il libro scritto da Cristiano Demicheli. Quella di questo pluripregiudicato pratese è una storia ‘nata’ nel 1984, complice anche la sua abitazione che sorgeva a pochi metri da tre luoghi del delitto. Inoltre il suo lavoro pare lo mettesse in contatto con una delle vittime. Nel libro racconta della vicenda di una ragazza vittima di una violenza, che nel 1985 si rivolse all’ispettore della squadra mobile di Perugia Napoleoni. Ma non lo fece per l’atto subito ma per riferire delle circostanze in cui l’aveva ricevuta: l’uomo, che viene chiamato Paolo P., le disse che era il Mostro di Firenze. La vicenda, per certi aspetti, si mescolò con il caso di Francesco Narducci, un medico di Perugia appartenente ad una famiglia facoltosa e che delle lettere anonime volevano legato alla vicenda del mostro. Tra l’altro, scrive ancora l’autore di ‘Narciso Cacciatore’, la violenza di Paolo P. nei confronti della ragazza sarebbe avvenuta in un appartamento il giorno prima della scomparsa di Narducci, che verrà misteriosamente ritrovato senza vita nel lago Trasimeno. “Sono nato a meta Anni 70- racconta l’autore provando a spiegare cosa lo abbia spinto a scrivere un libro su questa nuova ipotesi sull’identità del mostro- La mia generazione ha avuto due grandi tragedie pubbliche: Alfredino Rampi e il Mostro di Firenze, fissati nella nostra psiche infantile. Il mostro èl’uomo nero della mia generazione. Pur in un paese così gravido di misteri, questo è l’unico mistero laico, che non riguarda la politica, che non è legato alla stagione delle stragi. È un mistero criminologico, come Jack lo Squartatore. È un mistero complesso”.


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