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NAPOLI – Dai garanti dei detenuti e dalla Camera penale di Napoli arriva una contestazione al decreto sicurezza: “È anticostituzionale”, viene spiegato nel corso di un’assemblea pubblica tenutasi nella sala Metafora del tribunale partenopeo.
“Siamo in astensione da tre giorni – sottolinea Marco Campora, presidente della Camera penale di Napoli – per protestare fortemente contro il decreto sicurezza. È particolarmente duro, se non violento, colpisce soprattutto alcuni soggetti, in particolare i poveri, i migranti, i detenuti, quindi soggetti sicuramente deboli”. Campora asserisce che “si tratta di norme certamente anticostituzionali. Siamo abituati a vedere emanare pacchetti sicurezza, come fatto da parte di tutti i governi, ma questa volta si tratta di norme veramente inaccettabili, soprattutto perché rivolte a particolari categorie di soggetti”. Il presidente della Camera penale di Napoli chiede che sul tema ci sia “unione” soprattutto nella “magistratura perché – sottolinea Campora – bisogna comprendere che norme del genere non fanno bene al sistema giustizia in generale. L’Associazione nazionale magistrati purtroppo non ha ancora preso posizione, ma mi auguro che lo faccia a stretto giro”.
L’attenzione di Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Campania e portavoce della Conferenza dei garanti territoriali delle persone private della libertà, e di don Tonino Palmese, garante dei diritti dei detenuti del Comune di Napoli, si sposta invece sugli effetti del decreto sulle persone ristrette. “Se un detenuto vuole protestare pacificamente – si chiede Ciambriello – in quale contesto protesta? Se in tre protestano possono rischiare dai 5 ai 10 anni. Così diventa veramente complicato”. Il garante parla di un “pacchetto sicurezza dannoso, inutile, è un garantismo delle diseguaglianze e anche dei privilegi: in Italia si fanno leggi per garantire l’impunità per i ricchi e i potenti e, intanto, si mandano in carcere i poveri, coloro che protestano, gli immigrati, i rom”. Infine, Palmese cita don Lorenzo Milani: “L’obbedienza non è più una virtù. Ovviamente Don Milani si riferiva all’obbligo del servizio militare… Noi oggi come garanti ci troviamo di fronte alla situazione che qualche protesta dentro al carcere, che non ha nulla a che vedere con la violenza fisica, diventa una ulteriore penalizzazione per i detenuti“.
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