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Fame, atomica e clima: al corteo di Roma non solo solidarietà all’Ucraina

Un coro di anime diverse ha manifestato per gli ucraini e ricordato che nel mondo le sfide sono tante e crescenti

Pubblicato:06-11-2022 17:45
Ultimo aggiornamento:06-11-2022 19:30

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ROMA – Oltre 100mila persone da tutta Italia si sono riversate ieri a Roma, un’onda festosa e colorata concorde nel chiedere la fine della guerra in Ucraina e maggiori sforzi dei governi e delle organizzazioni internazionali come Ue e Onu affinché si trovino soluzioni sostenibili anche per gli altri conflitti che affliggono il mondo. Un coro di anime diverse ha manifestato per gli ucraini e ricordato che nel mondo le sfide sono tante e crescenti, ma soprattutto interconnesse, e che solo la diplomazia, ad armi ferme, può risolvere.

Sindacati, associazioni per i diritti, organizzazioni laiche e religiose, centri culturali, federazioni sportive e movimenti studenteschi, ma anche comuni cittadini e rappresentanti di altri conflitti – gli iraniani, i palestinesi, i saharawi e gli afghani di etnia hazara – hanno preso in mano la politica ben oltre i pochi politici presenti. Hanno risposto alla chiamata della piattaforma Europe for peace per sollevare il tema della minaccia nucleare, chiedendo che l’Italia ratifichi il Trattato per la proibizione delle Armi nucleari e riduca le spese militari che “mangiano budget” a settori chiave come scuola, ricerca, welfare e sanità. In un mondo attraversato da crisi economiche, sanitarie ed energetiche, gli affamati aumentano – sono stati citati gli ultimi report, che parlano di oltre 600 milioni di persone – proprio a causa di guerre, shock economici e cambio climatico, e così anche i migranti. Dal palco i relatori lanciano appelli proprio mentre nel Mediterraneo da giorni oltre mille naufraghi a bordo di tre navi delle ong attendevano il via libera da Roma per essere sbarcati, e alla vigilia della Cop27 in Egitto, contestata da alcuni attivisti in quanto il Paese arabo, essendo accusato di non osservare i diritti umani, sarebbe una location poco credibile per un evento così importante.

Anche questi i temi portati in piazza dal “popolo della pace”: ai microfoni della Dire c’è chi ha chiesto di “non essere più succubi della Nato”, mentre vari giovani – in proporzione pochi rispetto agli over 40 – dicono basta al commercio delle armi che “alimentano guerre”.


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