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Usa, Caratelli (Aur): “Il Paese è diviso, il nuovo presidente dovrà ricucire”

L'esperta dell'American University of Rome: "Il focus sarà sulla politica interna"

Pubblicato:06-11-2020 12:32
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:11
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Trump e Biden
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di Tommaso Meo

IRENE_CARATELLIROMA – Le elezioni negli Stati Uniti ci stanno restituendo la fotografia di un Paese con un elettorato diviso come forse non mai. Anche per questo, spiega all’agenzia Dire Irene Caratelli, docente e coordinatrice del Programma di relazioni internazionali e politiche globali della American University di Roma (Aur), “guerre e proiezioni esterne non saranno una priorita’ per il prossimo presidente e bisognera’ invece ricucire il tessuto sociale e pensare al welfare e alla pandemia“.

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Quattro anni di amministrazione Trump avrebbero polarizzato e diviso gli elettori, senza pero’ scalfire di molto il sostegno al presidente repubblicano, a differenza di quanto si potesse pensare alla vigilia. Secondo Caratelli, “da un punto di vista dell’economia e della politica estera non ci sarebbe alcun motivo per sostenere Trump, ma non e’ quello che importa al suo elettorato”. La spiegazione migliore, allora, sarebbe l’ideologia. “L’elettorato di Trump si basa sul sentimento – dice Caratelli – e non sui dati”.

Se cosi’ non fosse, questa la tesi, la gestione della pandemia e la crisi economica degli ultimi mesi avrebbero influito di piu’ sulle elezioni. “Per chi lo vota Trump e’ una persona che fa quello che vuole, riportando l”io’ al centro della politica americana e l’ha fatto come nessuno prima” sottolinea Caratelli. “Ha detto cose che nessun presidente aveva mai osato dire e ha offerto sponde a gruppi che prima erano stati messi da parte”.

COSA SUCCEDERÀ SE A VINCERE SARÀ BIDEN?

Quali invece gli scenari nel caso di una vittoria, oggi ritenuta probabile, di Biden? Se con una presidenza democratica sui diritti civili la tendenza cambierebbe molto, le scelte di politica estera di Trump e l’approccio economico protezionistico non sarebbero facili da invertire. “Trump aveva messo da parte l’idea che si potesse dialogare con Paesi come Cina e Russia” dice Caratelli. “Probabilmente Biden negoziera’ di piu’ ma da una posizione debole perche’ gli Usa con Trump e il suo approccio unilaterale hanno bruciato molta della loro credibilita’”.

Secondo l’esperta, Biden potrebbe “rientrare nell’Accordo sul clima di Parigi e nell’Organizzazione mondiale della sanita’, tra le prime cose“, mentre “invertire la rotta in Medio Oriente, dopo le scelte su Israele e Iran, sarebbe molto piu’ difficile”. Caratelli continua: “Le prime misure di politica estera saranno di contenimento della Cina, con una politica difensiva e non espansiva come e’ stato storicamente”.

Tra i temi dell’intervista i rapporti con l’Europa. Secondo Caratelli, l’Ue “e’ un sistema multilaterale che concilia interessi di Paesi diversi” e allora Biden presidente sarebbe “una svolta, perche’ e’ da sempre pragmatico e utilizza un approccio simile a quello europeo”. L’esperta aggiunge: “Anche per l’Ue la Cina non e’ piu’ un amico e allora potrebbe collaborare con gli Usa su molti dossier”.

UN BILANCIO DEL GOVERNO TRUMP

Tracciando un bilancio dei quattro anni di presidenza Trump, per quanto riguarda le relazioni internazionali e il posto dell’America nel mondo, il giudizio di Caratelli e’ netto: “L’aggressivita’ in politica estera nasconde debolezza. Gli Usa sono una grande potenza ma non egemone come prima e devono confrontarsi con un mondo multipolare. La politica di Trump, improntata sul ‘America First’, ha mostrato tutta la volonta’ e insieme l’incapacita’ degli Stati Uniti di riprendersi il proprio ruolo”.

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