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ROMA – Il Sudan ha chiuso le frontiere con l’Etiopia dopo gli scontri dei giorni scorsi, quando il governo federale di Addis Abeba ha inviato unità militari nella regione settentrionale del Tigray. In quest’area dell’Etiopia, confinante con Eritrea e Sudan, le comunicazioni internet e telefoniche hanno subito interruzioni e secondo fonti concordanti stamane in molti casi non funzionano.
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Il vicecapo di stato maggiore dell’esercito federale, Birhanu Jula, ha detto in un discorso trasmesso in tv che le forze di Addis Abeba intendono garantire che il conflitto resti circoscritto al Tigray e impedire che coinvolga altre aree dell’Etiopia. Secondo il presidente della regione, Debretsion Gebremichael, le truppe federali sono responsabili di un’aggressione e nelle scorse ore ci sono stati combattimenti al confine sud con l’Amhara.
Nella notte, da New York, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha espresso “profonda preoccupazione” per la crisi. Secondo il dirigente dell’Onu, “la stabilità dell’Etiopia è importante per l’intera regione del Corno d’Africa“. Guterres ha aggiunto: “Chiedo una de-escalation delle tensioni immediata e una risoluzione pacifica delle controversie”.
Gli scontri tra unità federali e del Tigray rappresentano una sfida senza precedenti per il primo ministro Abiy Ahmed, in carica dal 2018, insignito del Premio Nobel per la pace dopo la firma di un accordo di riconciliazione con l’Eritrea. Il capoluogo del Tigray è la città di Macallè. Nella regione vivono oltre cinque milioni di persone.
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