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Ormai si parla di elezioni a primavera, col proporzionale

L'editoriale di Nico Perrone, direttore dell'Agenzia di Stampa Dire, per Direoggi | edizione del 6 novembre

Pubblicato:06-11-2019 16:04
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:56

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ROMA – Elezioni anticipate a primavera. Lo si respira nei corridoi della politica, mentre da ore chiusa a Palazzo Chigi la maggioranza cerca la chiave per uscire dalla ‘gabbia Ilva’. Nel pomeriggio è stato convocato il Consiglio dei Ministri che dovrebbe varare un decreto per far tornare sui loro passi Arcelor-Mittal. Ma, a quanto si apprende, la multinazionale non intende riprendersi il fabbricone con il suo carico di problemi. Anzi, accusando gli italiani di aver fatto veder loro carte non vere, non vedono l’ora di darsela a gambe.

Situazione drammatica anche a livello di comunicazione mondiale. In futuro quanti vorranno scommettere sul nostro Paese? Per quanto riguarda il quadro politico è un dramma nel dramma. Perché tra gli alleati di governo, Pd e M5S, nessuno si fida più di nessuno. Per non parlare delle incursioni di Matteo Renzi che, a quanto risulta, sta creando non pochi problemi ai Dem per la sua voglia di visibilità quotidiana.

Il segretario Dem, Nicola Zingaretti, raccontano, è stanco di stare in mezzo a prender colpi da ogni parte. Ci si aspettava una forte iniziativa da parte del premier, Giuseppe Conte, vista l’estrema debolezza del Capo politico del M5S, Luigi Di Maio, anche lui attaccato da vari ‘gruppi’ interni al Movimento.


«In molti- spiega una fonte M5S- stanno esasperando la situazione nella speranza che intervenga Beppe Grillo per ridimensionare i poteri di Di Maio. Così ci sarebbe un rimescolamento, una nuova redistribuzione di responsabilità».

Sarà ma, forse, non ci sarà tempo. Andrea Cangini, senatore di Forza Italia, ha già raccolto 42 firme di colleghi per chiedere il referendum sul taglio dei parlamentari. Ne mancano pochissime per presentare, entro il prossimo 12 gennaio, la richiesta di referendum che dovrebbe tenersi in estate. 

A quel punto il ‘taglio’, di fatto, verrebbe rinviato alla prossima legislatura. E questo potrebbe spingere Pd e M5S a varare in fretta una nuova legge proporzionale senza quota maggioritaria, indigesta per il leader della Lega, ed andare al voto per eleggere di nuovo tutti e mille i parlamentari.

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