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Aborto non garantito in Veneto? A allora niente premi a supermanager sanità. Ma la proposta non passa

Stop a idea M5s: presenza di medici obiettori all'aborto non può influire su valutazione direttori Aziende

Pubblicato:06-10-2022 19:39
Ultimo aggiornamento:06-10-2022 19:39

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VENEZIA – Nei criteri da cui dipendono la valutazione e i premi dei direttori generali delle aziende sanitarie del Veneto non ci sarà il ‘valore’ che misura il rispetto (o mancato rispetto) della legge 194 su tutela della maternità e interruzione volontaria della gravidanza da parte delle aziende sanitarie. Era stata la consigliera regionale pentastellata Erika Baldin a proporre questo parametro ma se lo è visto bocciato nella discussione in commissione in Regione. “Avevo proposto di prevedere una valutazione negativa che avesse poi ripercussioni sulla premialità corrisposta annualmente ai manager della sanità. L’idea è che se l’Ulss non garantisce il servizio di interruzione volontaria di gravidanza in tutte le sue strutture a rimetterci dovrebbe essere in primis il direttore generale“, spiega Baldin, che al momento del voto sui criteri di valutazione si è astenuta. “Spiace constatare che la Regione Veneto non sia all’avanguardia sotto questo aspetto fondamentale per la piena tutela della donna”, conclude.

MURO LEGA: “E’ SBAGLIATO DAL PUNTO DI VISTA DELLA LEGGE, PRESENZA OBIETTORI NON PUÒ ESSERE PARAMETRO”

Inserire l’applicazione della legge 194 tra i criteri di valutazione dei direttori generali delle Ulss “non è solo fuori luogo” ma “è sbagliato dal punto di vista della legge“, ribatte la presidente della commissione Sanità in Consiglio regionale, Sonia Brescacin (Lega-Liga veneta). “La presenza di medici obiettori di coscienza nelle Ulss non può essere criterio di valutazione della performance dei dirigenti. E non perché la Regione del Veneto non ritenga il tema importante, ma semplicemente perché non è questa la sede per affrontare il tema”, continua Brescacin. “C’è una legge statale, la 194, che delinea l’interruzione di gravidanza. Stiamo parlando di una prestazione sanitaria che rientra nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza, e che quindi è già normata da una precisa legislazione di riferimento”, prosegue sottolineando di aver già discusso la questione con Baldin. E inoltre “le altre forze di minoranza hanno perfettamente compreso la questione, al punto che anche loro hanno convenuto sulla non fattibilità della richiesta e hanno votato a favore dei nostri criteri”, conclude.

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