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A Venezia maxi sequestro di oltre 250.000 articoli di pelletteria non a norma

I funzionari dell'Adm e i militari della Gdf hanno sottoposto a controllo un semirimorchio sospetto contenente colli posizionati alla rinfusa

Pubblicato:06-10-2022 19:29
Ultimo aggiornamento:06-10-2022 19:29

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VENEZIA – Maxi sequestro amministrativo di 251.862 articoli di pelletteria (borse, portafogli e accessori da donna) pronti per essere commercializzati, pur in assenza delle prescritte indicazioni di tracciabilità e sicurezza previste dalla normativa nazionale a tutela dei consumatori. Il sequestro è stato eseguito dai funzionari dell’Agenzia delle Dogane (Adm) insieme alle Fiamme gialle di Venezia nell’ambito dei controlli eseguiti al terminal commerciale di Fusina (Ve) sui trailers sbarcati dalle motonavi di provenienza greca. Dopo l’intensificazione degli scambi commerciali successivi alla lunga flessione del biennio di pandemia da Covid-19, i funzionari dell’Adm e i militari della Gdf hanno sottoposto a controllo un semirimorchio sospetto, contenente colli posizionati alla rinfusa.

MERCE MADE IN CHINA CON GRAVI CARENZE NELLE INIDICAZIONI DI LEGGE

All’interno sono stati rinvenuti articoli made in China che presentavano gravi carenze nelle indicazioni minime obbligatorie per legge (composizione fibrosa del prodotto tessile, indicazione del soggetto importatore/distributore, indicazione in lingua italiana di informazioni, avvertenze, istruzioni per l’uso ed eliminazione). Tali indicazioni sono obbligatoriamente previste dal codice del consumo, che costituisce il principale strumento di regolazione del mercato in un’ottica di tutela del consumatore finale, in relazione alla legittima pretesa di sicurezza e qualità dei prodotti. La norma, infatti, stabilisce quali debbano essere le indicazioni minime e fondamentali da apporre in modo chiaramente visibile e leggibile sulle confezioni, sulle etichette o sulla documentazione illustrativa che accompagna i prodotti destinati alla vendita sul territorio nazionale.

Le irregolarità constatate sono state segnalate agli uffici competenti della Camera di commercio per la successiva irrogazione delle previste sanzioni amministrative, ricomprese tra 9.000 e 60.000 euro, mentre sono al vaglio ulteriori approfondimenti anche di carattere fiscale.


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