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Il Covid non ferma lo sport: in Emilia-Romagna lo pratica il 40% delle persone

La Regione presenta i dati dell'indagine sullo sport e l'attività motoria praticata in Emilia-Romagna dopo la pandemia da Covid-19

Pubblicato:06-10-2022 16:57
Ultimo aggiornamento:06-10-2022 16:57

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BOLOGNA – La pandemia non ha intaccato la voglia degli emiliano-romagnoli di fare sport. Anzi: la pratica sportiva negli ultimi anni è aumentata e il tasso di sedentarietà è in calo. Sono cambiate però le abitudini e le modalità delle persone di dedicarsi all’attività motoria. E’ la fotografia che emerge dall’indagine commissionata dalla Regione Emilia-Romagna e realizzata da Sg Plus Ghiretti & partners, presentata oggi nella sede di viale Aldo Moro a Bologna.

ATTIVITÀ IN AUMENTO

Secondo lo studio, che non contempla gli effetti del caro-energia perchè è stato condotto in precedenza, lo sport in Emilia-Romagna “è in un buono stato di salute“, sintetizza Giammaria Manghi, capo della segreteria politica della presidenza della Regione. Lo sport a livello regionale “è molto praticato e diffuso- spiega- è nel costume delle persone e la pratica è in aumento rispetto al recente passato”.

I DATI DELLA RICERCA

In Emilia-Romagna (dati 2021) il 39% della popolazione si dedica a un’attività sportiva in modo continuativo o saltuario (da uno a due-tre volte a settimana). Una percentuale superiore alla media nazionale (34,5%) e che sale al 73,2% se si considera anche l’attività fisica senza una cadenza definita. Superano l’80% i bambini delle elementari che praticano sport in orario extrascolastico (quasi il doppio del dato nazionale). Allo stesso tempo, i sedentari sono diminuiti del 4,2% negli ultimi cinque anni, anche se si tratta di un dato che interessa il 26,8% della popolazione regionale (oltre un milione di emiliano-romagnoli). Su questo, conferma Manghi, “rimane significativo il livello di attenzione”.


SEMPRE PIÙ DIFFUSO LO SPORT DESTRUTTURATO

Dallo studio risulta poi che è sempre più praticato il cosiddetto sport destrutturato, che interessa il 66% degli intervistati. “Non va colto con un’accezione negativa- sottolinea Manghi- si tratta di uno sport più libero, più individuale, più all’aria aperta, in spazi attrezzati che vengono messi a disposizione per l’autonoma scelta delle persone di momenti, situazioni e compagni di sport quotidiani. Questo è quello che soprattutto chiedono i ragazzi“.

MA CALANO GLI ISCRITTI AGLI ENTI DI PROMOZIONE

La pandemia, dunque, in Emilia-Romagna, “non ha inciso sull’abitudine a fare sport– afferma Manghi- ma ha introdotto cambiamenti nella modalità di fare attività motoria, che comunque erano già in nuce in precedenza”. Il Covid ha colpito soprattutto gli enti di promozione sportiva, che negli ultimi due anni hanno perso quasi il 25% di tesserati. Stabili invece le iscrizioni alle Federazioni sportive nazionali e in aumento (+15%) quelle per le discipline sportive associate.

IMPIANTI VECCHI, LA REGIONE INVESTE

A conti fatti, dunque, “siamo una delle regioni più dinamiche in Italia”, rivendica Manghi. A livello provinciale, i territori più ‘sportivi’ sono quelli di Bologna e Rimini, sia per numero di tesserati sia per numero di impianti e di loro diffusione in relazione agli abitanti. Proprio per quanto riguarda gli impianti sportivi, rileva ancora il capo della segreteria politica di Bonaccini, negli ultimi anni la Regione ha investito poco meno di 60 milioni di euro, ma “quasi la metà degli impianti risale a prima del 1989– segnala Manghi- nel decennio 2010-2020 c’è però una tendenza a intervenire per riqualificarli. Quindi c’è un lavoro in corso molto importante“.

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