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Bologna, nasce la prima Club House autogestita per persone con disturbi mentali

Apre a Bologna la casa-centro diurno del Progetto Itaca per persone con problemi di salute mentale: tra pari, senza sanitari nè terapie

Pubblicato:06-10-2022 16:46
Ultimo aggiornamento:06-10-2022 16:46

Clubhouse Bologna salute mentale
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BOLOGNA – Una vera e propria casa, da gestire insieme tra ‘pari’, senza medici o infermieri nè trattamenti sanitari. Apre a Bologna la prima ‘Club house’ destinata a persone con disagio mentale grazie all’impegno dell’associazione Progetto Itaca, che nei mesi scorsi si è appoggiata anche a una campagna di crowdfunding per finanziare l’iniziativa.

UN LUOGO SICURO DOVE RITROVARSI

La struttura, presentata oggi alla stampa, ma che sarà inaugurata ufficialmente il prossimo 12 ottobre dopo alcuni mesi di sperimentazione, vuole essere un luogo “sicuro e protetto” dove le persone con un passato di disturbi psichici possano “costruire amicizie”, dedicarsi alla cura quotidiana della casa e anche lavorare, in modo da “recuperare il ritmo di vita e la sicurezza di sè”. Si tratta di un centro diurno non sanitario avviato con la formula del club, dove le persone che partecipano alle attività non sono visti come pazienti ma come soci della struttura, impegnati tutti allo stesso modo per gestirla.

NÈ SANITARI NÈ TERAPIE

All’interno della ‘Club house’ di Itaca non ci sono programmi terapeutici nè personale sanitario, ma solo due coordinatrici, mentre la cura e la presa in carico è affidata a professionisti esterni. La casa è aperta tre giorni a settimana dalle 9.30 alle 17 e la frequentazione è libera. Durante le giornate si svolgono attività e laboratori, ma anche i classici lavori quotidiani come cucinare e fare la spesa. La casa è destinata a persone tra 18 e 45 anni con una storia di disagio psichico alle spalle e già in carico ai servizi sociali, senza problemi di dipendenze e senza casi di violenza (anche su se stessi) nell’ultimo anno. Sono i medici che le hanno cura a indirizzare queste persone alla ‘Club House’. Ad oggi sono 15 i soci e non ci sono costi di partecipazione.


“IL PROGETTO FUNZIONA”

“Io sono socia da marzo- racconta Mel, una dei partecipanti al progetto- e il prossimo 12 ottobre festeggio un anniversario per me importante. Un anno fa sono stata ricoverata a Villa Baruzziana, nel reparto psichiatrico. E’ stato un ricovero molto brutto, di due mesi. E’ stato schedato come volontario, ma io l’ho vissuto di fatto come un Tso. Soffro di disturbo bipolare e disturbo borderline, all’epoca avevo sospeso i farmaci e ho fatto un macello. Non potevano rimandarmi a casa. Grazie al Club però non sono stata più ricoverata, anche se ci sono andata vicino. Grazie allo staff e ai miei compagni di club sono rimasta salda. L’approccio non medicalizzato ha funzionato e ho recuperato anche il rapporto con la mia psichiatra. Tutto questo mi ha preservata. Già prima del club mi ritenevo un’attivista, perchè con le mie foto e illustrazioni ero impegnata nella battaglia contro lo stigma sulla salute mentale. Ma lo facevo da sola. Ora invece lo faccio in comunità”.

LE ALTRE INIZIATIVE DI ITACA

Oltre alla Club House, l’associazione lavora anche ad altri due progetti. Uno riguarda le scuole superiori per discutere di salute mentale senza pregiudizi: l’anno scorso sono stati incontrati 180 ragazzi, quest’anno saranno 500. Il secondo progetto è la ‘Job Station’. Nella sede di Itaca in via Nazario Sauro saranno allestite fino a otto postazioni per il lavoro a distanza per persone con problemi di disagio mentale, in accordo con aziende del territorio. Ad oggi sono due le postazioni da avviare a breve d’intesa con AlfaSigma, mentre una terza è in corso di definizione. La presidente di Itaca, Antonella Dolcetta Golinelli, sottolinea: “Purtroppo è ancora forte lo stigma e il pregiudizio verso la salute mentale, come ha dimostrato la recente vicenda di un concorrente di una nota trasmissione televisiva, affetto da depressione, che è stato bullizzato”.

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