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Morto Ventrone, preparatore atletico della Juve del caso doping e collaboratore di Conte

Una leucemia fulminante lo ha ucciso all'età di 62 anni. Dagli anni in bianconero ai tempi di Moggi al Mondiale 2006, passando anche dalla Cina. E poi il sodalizio con il tecnico degli Spurs, che lo ha sempre voluto con lui

Pubblicato:06-10-2022 12:25
Ultimo aggiornamento:06-10-2022 15:44

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ROMA – È morto a 62 anni per un malore improvviso Gian Piero Ventrone, preparatore atletico della Juventus dal 1994 al 2004. Attualmente era al Tottenham nello staff di Antonio Conte. Ventrone è stato il preparatore atletico della Juve di Moggi, Giraudo e Bettega con Marcello Lippi e Carlo Ancelotti in panchina.

VENTRONE E I METODI DA ‘MARINE’

Era famoso per i suoi metodi da ‘marine’, che aveva introdotto anche agli Spurs con Conte. Dopo il decennio d’oro alla Juve, era andato per una stagione da vice allenatore dell’Ajaccio, e poi al Catania e in Cina al Jiangsu Suning e al Guangzhou Evergrande con Fabio Capello.

DAI MUSCOLI DI DEL PIERO AL VOMITO DI KANE

Zidane e Chiellini lo chiamavano il “sergente di polizia”, Gian Piero Ventrone. Prima che il resto del mondo del calcio prendesse a caricaturarlo col soprannome di “marine”. “Quando finisci l’allenamento, sei morto. Non stanco. Morto”. Lo ha ucciso una leucemia fulminante. Ha fatto in tempo a morire al Fatebenefratelli di Napoli, dove era nato senza ereditare lo stigma e i cliché della città. Più sabaudo che partenopeo, un po’ tedesco. Un preparatore di tempra che s’era arruolato nel Battaglione San Marco e aveva frequentato anche un paio di corsi nei corpi speciali americani. La traduzione di queste attitudini nel pallone ancora artigianale dei tardi anni ’80 era ben rappresentata dagli sfiancanti ritiri, coi giocatori a saltare tronchi come soldati in avanzata.


Dietro c’era la scienza del “professore”. Il metodo che prevedeva esperimenti e mai improvvisazione. Questa estate è toccato persino a lui, il preparatore silenzioso, finire “virale” sui social. Il video che lo riprende a urlare ai giocatori del Tottenham come il Sergente Hartman, nel caldo sudcoreano, le “brutali” (cit. Telegraph) sessioni di corsa a 30 gradi, le 40 “navette” di fila. Kane vomita a bordo campo, Son quasi sviene. Il coccodrillo di Ventrone è fatto di pochi aneddoti, tutti sull’adrenalinico andante, e del racconto d’un sistema “anabolizzante” ideato da un innovatore della preparazione agonistica.

Ora che il “tremendismo” del suo affezionato Antonio Conte è diventato un brand (con tanti orgogliosi epigoni), quei fisici che lievitavano alimentati dalla fatica e chissà se altro (il processo sulla “farmacia” Agricola non ha mai davvero spento le illazioni) restano nell’immaginario collettivo. Il grande accusatore, Zdenek Zeman, invitava il mondo a guardare con sospetto certi colli taurini mai visti: Torricelli, e Ravanelli, Vialli e Del Piero divennero quasi culturisti. Li allenava facendo risuonare ‘La cavalcata delle valchirie’ di Wagner dagli altoparlanti: loro correvano, e il primo a fermarsi doveva suonare “la campana della vergogna”. Full Metal Jacket è il riferimento scontato ma non esatto: era Apocalypse now, più che altro.

Quella Juve – la Juve del decennio firmato da Moggi, Giraudo e Bettega – correva come mai nessuno prima, verso le vittorie e i processi. Lì nacque mister Antonio Conte, che grazie a Ventrone diceva di sentirsi dieci anni in meno. L’ha sempre tenuto nel suo staff, dal Siena agli Spurs, richiamandolo dal limbo dell’Ajaccio, del Catania, dall’avventura in Cina.

Il suo capolavoro resta l’Italia mondiale del 2006. Lo volle Marcello Lippi, rivalutando la memoria atletica dei suoi anni bianconeri. Gli sono attribuite una serie di frasi motivazionali, tipo “vincere appartiene ai forti” o “lavorare oggi per correre domani”. L’ultimo campione a raccontarlo sarà Harry Kane: “La tua mente, più che il tuo fisico, viene torturata. Quando sei lì, pensi solo a non mollare. È quella determinazione che ci istillano ogni giorno. Ventrone, poi, è un tipo divertente. Normalmente, quando hai un preparatore come lui, che ti corre dietro se sei meno attento, inizia a non piacerti. Invece noi lo amiamo tutti”.

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