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Milano, Roggiani blinda Maran in giunta (in attesa delle Regionali)

Dalle Comunali alla corsa per il Pirellone, intervista alla segretaria metropolitana del Pd Milano, Silvia Roggiani

Pubblicato:06-10-2021 16:39
Ultimo aggiornamento:06-10-2021 16:39
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roggiani maran
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di Nicolò Rubeis

MILANO – Dal ruolo del recordman di preferenze Pierfrancesco Maran– primo in assoluto in tutta Italia- che avrà “sicuramente un posto in giunta”, a quello delle nuove generazioni del Pd, su tutti la ormai ex ‘giovane democratica’ Gaia Romani che dopo anni di militanza entra a Palazzo Marino racimolando oltre 2.200 voti. Fino all’impegno dei dem sul tema delle case popolari, con l’obiettivo di avviare subito le interlocuzioni con la Regione Lombardia per una gestione unica tra Mm e Aler degli alloggi sul territorio meneghino. Impegnata nelle trattative sulla nuova squadra del sindaco Giuseppe Sala, la segretaria metropolitana del Pd Milano, Silvia Roggiani, si ferma a parlare con la ‘Dire’ dei futuri scenari politici che attendono la città.

Si parte, ovviamente, da Maran e dalle sue 9.166 preferenze: “Siamo orgogliosi di lui e avrà certamente un posto in giunta”, assicura Roggiani, che poi minimizza gli spifferi di attriti circolati in queste ore. Ieri, infatti, sul capolista Pd si era espresso prima il sindaco, accennando a un “ruolo diverso” per l’ex assessore all’Urbanistica, il quale vorrebbe “un futuro politico”, magari nel segno della discontinuità. Era stato poi lo stesso Maran a raffreddare gli animi, garantendo che in questi giorni avrebbe avuto modo di discuterne con Sala. Un dialogo che va avanti- come risulta non senza qualche problema- anche in queste ore. E, vista l’insistenza dell’esponente dem nel lanciare la sfida per la Regione, dove si voterà nel 2023, c’è chi inizia a pensare che possa essere proprio Maran il cavallo giusto per scardinare la Lega nella sua regione principe, dove il centrosinistra non tocca palla da quasi 30 anni. “Credo che il caso di ieri sia stato creato sul nulla– smonta le polemiche Roggiani- se ne sta parlando, ma le discussioni non si fanno sui giornali ma ai tavoli”. In ogni caso “almeno la metà della giunta sarà composta da esponenti del Pd- continua la segretaria metropolitana- ma il peso in una giunta non si determina solo con il numero delle persone, ma anche con le deleghe”.


Il rapporto tra i dem e Sala “è sempre stato positivo e costruttivo e lo è ancora oggi- va avanti la leader Pd- il sindaco ha riconosciuto il grande valore del nostro risultato, confermando subito come vicesindaca Anna Scavuzzo (la seconda più votata della lista dei democratici di Milano con 4.563 preferenze)”. 

Roggiani rivendica poi l’impegno dei dem in questi anni sui trasporti, su temi urbanistici e sul sociale: “Il Pd sarà sempre più centrale”, scandisce. Ripartendo magari dalle nuove leve, visto che anche Sala ha parlato della necessità di ringiovanire la giunta. In quest’ottica, in rampa di lancio per un ruolo da assessore ci sono sicuramente la votatissima, nonostante il grande salto dal Municipio 8 al Comune, Gaia Romani e Federico Bottelli (che di preferenze ne ha portate a casa 1.676). Dopo anni di lavoro sul territorio Romani e Bottelli si ritroveranno insieme sui banchi di Palazzo Marino, e chissà che per qualcuno di loro non possa esserci anche spazio per un posto in Giunta: “I giovani verranno certamente valorizzati– promette Roggiani- e chi ha ottenuto un ottimo risultato troverà degli spazi. E ce ne sono tanti, non solo in giunta”.

Stando ai rumors, qualcuno parla della possibilità che l’assessorato alla Cultura finisca a Tommaso Sacchi (milanese di nascita, ma che ricopre lo stesso ruolo a Firenze, nella giunta di Dario Nardella, con cui Sala ha ottimi rapporti, ndr) o al direttore generale di Feltrinelli Massimiliano Tarantino. Ma Roggiani non si sbilancia: “Sacchi? Sono discussioni di cui si sta occupando il sindaco, staremo a vedere”. Nel 2016, si optò “per una turnazione delle deleghe- ricorda la segretaria dem- può darsi che il sindaco voglia continuare così di nuovo”. Di sicuro il Pd, con o senza l’assessorato ad hoc, quello alle Politiche Abitative (presieduto nel primo mandato Sala da Gabriele Rabaiotti), batterà i pugni con la Regione sul fronte delle case popolari. L’idea del sindaco, caldeggiata anche da Maran e dallo stesso Rabaiotti, è quella di creare una società che riunisca gli alloggi sia di Aler (partecipata della Regione), sia di Mm (controllata dal Comune), per una gestione unica degli stabili presenti sul territorio milanese. “Il tema delle case popolari e del rapporto con la Regione riguarda innanzitutto il sindaco, con cui ci siamo confrontati e con il quale abbiamo una concordanza di vedute”. Poi, “se la delega andrà al Pd ne saremo felici- tira dritto Roggiani- ma sarà un tema che porteremo avanti come amministrazione comunale”. Il primo passo? “Subito un tavolo con la Regione perché oggi ci sono interi quartier Aler abbandonati dal Pirellone– conclude la segretaria- e poi andare avanti con l’housing sociale e il nostro impegno di costruire nella prossima consiliatura 10.000 alloggi a prezzi convenzionati”.

ROGGIANI ‘PREPARA’ MARAN PER LE REGIONALI

“Pierfrancesco Maran è una figura di grande valore, che ha dimostrato sul campo di avere un consenso importante. Se avrà voglia di spendersi per la Regione ne discuteremo“, parlando con la ‘Dire’, Roggiani sembra aprire alla possibilità che il cavallo giusto per strappare alla Lega e al centrodestra la Lombardia possa essere l’ormai ex assessore all’Urbanistica e recordman di preferenze Maran (oltre 9.000 voti per lui). È la stessa punta di diamante dei dem meneghini che da due giorni pone l’accento sull’importanza della sfida regionale. E mentre dal Pd sembrano confermare che comunque Maran avrà un posto in Giunta, si fa strada l’idea di una sua candidatura per il Pirellone. In ogni caso “rispetto alla Regione si deve partire dai temi e dall’essere più presenti in tutta la Lombardia- prosegue Roggiani- e per arrivare alle persone bisogna fare un ragionamento che coinvolga non solo Milano, ma anche le altre province”. E comunque “questi risultati ci raccontano di una Milano in cui la destra non tocca palla”, prosegue la segretaria dem Silvia Roggiani, con la città “che può trainare il resto della Lombardia”, vista “l’incapacità” della Regione “di governare durante la pandemia”.

La strada già tracciata per tentare ‘l’impresa lombarda’ va nella direzione di allargare il perimetro anche ad altre forze politiche, su tutte ovviamente il M5S: “Con i pentastellati stiamo portando avanti molti progetti- tende la mano la segretaria- bisogna cominciare da lì”. Fondamentale però “partire dalla nostra idea- continua Roggiani rivendicando la centralità del Pd- che è totalmente alternativa a questa destra. Penso che ci possano essere tantissimi punti di incontro per una coalizione davvero ampia”. Tuttavia “lo spazio per il Pd in Lombardia c’è, considerando che a Milano prendiamo il 34%, in linea con il risultato delle scorse europee”. Un ruolo catalizzatore che ai dem “viene riconosciuto anche a livello nazionale- aggiunge ancora la segretaria- ho avuto modo di parlarne ieri anche con Enrico Letta. C’è un Pd nazionale che guarda in maniera del tutto positiva a quello milanese”. Necessario però, per vincere in Regione, intercettare il voto non solo nelle grandi città (i dem governano oltre a Milano, anche a Cremona, Mantova, Bergamo, Brescia, Crema, mentre a Varese si attende il ballottaggio, ndr), ma anche nei Comuni più piccoli. “Specie quelli fuori dalla città metropolitana- sottolinea Roggiani- dove comunque il centrosinistra è assolutamente maggioritario”. Per la segretaria ora bisogna sfruttare le difficoltà degli avversari: “I risultati della Lega e del centrodestra mostrano un fronte sempre più diviso e lontano dalle persone- attacca- la Regione è andata avanti nella retorica dell’eccellenza, ma alla prima prova hanno mostrato che questa eccellenza è fatta di tante cose che non hanno nulla a che vedere con il loro governo”. Dunque, il centrosinistra e il Pd “devono fare questo investimento” in Lombardia e nel Nord Italia.

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