NEWS:

Scoperto in Nuova Zelanda il cavalluccio pigmeo, avrà un nome maori

A contribuire all'assegnazione della una nuova specie a cui il piccolo e colorato animale apparterrà è stata una comunità di nativi

Pubblicato:06-10-2021 15:32
Ultimo aggiornamento:06-10-2021 15:33
Autore:

cavalluccio pigmeo
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Una comunità di nativi ha contribuito formalmente all’assegnazione del nome scientifico di una nuova specie animale. È successo in Nuova Zelanda, dove una rappresentanza della comunità degli Ngatiwai, appartenente al gruppo dei Maori, ha selezionato insieme a due scienziati la nomenclatura ufficiale di una tipologia di cavalluccio marino pigmeo individuata nei territori dei nativi in un arcipelago a largo delle coste nord-orientali del Paese.

Il piccolo e colorato animale, circa sei centimetri di lunghezza, è un pesce appartenente alla famiglia delle Syngnathidae. È stato osservato per la prima volta nel 2011 nelle acque della riserva marina delle isole Poor Knights.

Inizialmente scambiato per una rara specie già nota, nel 2017 è diventato oggetto di studio da parte di uno scienziato della California Academy of Sciences, Graham Short, al quale si è poi unito il responsabile di scienze naturali del Tamaki Paenga Hira Auckland Museum, Thomas Trnski. I due esperti hanno infine deciso di coinvolgere i Ngatiwai nel processo di decisione del nome. Il risultato di questa collaborazione, “la prima di questo tipo nella storia per quanto ne sappiamo”, ha riferito Trnski, è stato il nome scientifico Cylix tupareomanaia. Il nome verrà ora registrato nell’International Code of Zoological Nomenclature. La definizione è l’unione delle parole Cylix, un neologismo che origina dalla parola greco-latina che significa calice, e tupareomanaia, un termine nativo che può essere tradotto come “la ghirlanda del manaia”. Quest’ultima parola significa sia cavalluccio marino che antenato e indicherà anche il nome comune dell’animale, che sarà appunto cavalluccio pigmeo manaia.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it