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Cacciato di casa perchè gay, ora il giudice gli riconosce l’assegno di mantenimento

Il ragazzo è stato assistito dallo sportello legale di Arcigay napoli

Pubblicato:06-10-2017 12:30
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:45

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NAPOLI – Costretto a dormire su una panchina, cacciato di casa a 18 anni, insieme al suo fidanzato, per aver dichiarato la sua omosessualità. La storia di Francesco, denunciata da Arcigay Napoli, è arrivata nelle case degli italiani dopo le dichiarazioni di Cristiano Malgioglio, nella casa del Grande Fratello Vip. Oggi la sentenza favorevole al ragazzo, che gli riconosce un assegno di mantenimento. L’avvocato Salvatore Simioli dello sportello legale di Arcigay Napoli si è infatti costituito come difensore del ragazzo nella causa di separazione giudiziale dei genitori al Tribunale di Napoli Nord. Il giudice Valentina Ferrara ha ammesso la costituzione del figlio, oggi maggiorenne, che ha chiesto la modifica dei provvedimento del presidente del tribunale rispetto all’assegnazione della casa familiare e degli assegni di mantenimento.

FRANCESCO E’ STATO CACCIATO DI CASA DALLA MADRE

Francesco, infatti, era stato messo alla porta dalla madre nonostante il tribunale avesse assegnato la casa alla madre quale affidataria dei figli. Nell’ordinanza, in cui si assume come dato indiscusso che il figlio “non convive con la madre per mancato consenso manifesto della stessa”, si legge anche che “il figlio Francesco, anche se maggiorenne non ha raggiunto l’indipendenza economica e pertanto risulta beneficiario della assegnazione della casa familiare in quanto e se convivente con la madre; e che pertanto non risulta data piena esecuzione all’ordinanza presidenziale” che riconosceva il diritto anche di Francesco di vivere nella casa familiare. Pur accogliendo parzialmente le sue richieste, il giudice ha stabilito che i genitori versino al ragazzo ogni mese un assegno di mantenimento.

“La solerzia con la quale ha agito il nostro Sportello legale guidato dall’avvocato Simioli – ha commentato Antonello Sannino, presidente di Arcigay Napoli – e la solidarietà della nostra rete nazionale lgbt e la vicinanza delle istituzioni stanno restituendo lentamente dignità alle vite di due giovani ragazzi vittime di una storia triste e profondamente ingiusta. Continueremo ad assistere a stare vicino ai due ragazzi, come ad ogni persona vittima di ingiustizia e discriminazioni, ma ci auguriamo che presto anche lo Stato, il Comune di Napoli, gli enti locali e la Regione Campania, facciano la loro parte, mantenendo le loro promesse perché possa nascere anche a Napoli una casa di accoglienza per persone lgbt vittime di discriminazione e odio”.


di Nadia Cozzolino, giornalista

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