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Il direttore sanitario del San Camillo: “Scuse dovute, inaccettabile morire così” /VIDEO

Il direttore sanitario Luca Casertano commenta il caso del malato terminale deceduto al Pronto soccorso.

Pubblicato:06-10-2016 17:23
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:08

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San Camillo

ROMA – “Le scuse sono un atto dovuto perche’ non e’ accettabile che una persona termini i propri giorni su una barella di un Pronto Soccorso. Abbiamo anche voluto chiarire che abbiamo erogato al paziente le cure mediche di cui aveva bisogno: il paziente aveva bisogno di terapia antidolorifica, di ossigenoterapia, che non erano state precedentemente somministrate e che sono state somministrate affinche’ la conclusione della sua esistenza, seppure in un contesto affollato come puo’ essere il Pronto Soccorso di un ospedale della Capitale, fosse il meno disagevole possibile da un punto di vista fisico”. Lo ha detto, all’agenzia Dire, il direttore sanitario del San Camillo, Luca Casertano, commentando il caso del malato terminale deceduto dopo 56 ore passate al Pronto soccorso.


DS SAN CAMILLO: NON POTEVAMO RIMANDARE PAZIENTE A CASA

“Questa persona, per la gravita’ delle condizioni, non poteva e non doveva essere rimandata a casa senza che gli fosse assicurata un’adeguata terapia antidolorifica e un supporto respiratorio adeguato per evitare l’agonia da fame d’aria. Noi ci prendiamo la nostra responsabilita’ nel senso che avremmo dovuto essere in grado di fornire almeno un posto letto. Purtroppo i pazienti scelgono di venire da noi e si rifiutano di essere trasferiti altrove anche se potrebbero essere ricoverati in altre strutture con tempi pari a zero, perche’ si fidano di noi”.


 


DS SAN CAMILLO: SBAGLIATO PS PER MALATI TERMINALI

ROMA – “Queste persone non dovrebbero arrivare in Pronto soccorso. Esiste un percorso predefinito che e’ quello di essere preso in carico dai servizi territoriali ed essere assistiti a livello domiciliare e quindi terminare la propria vita a casa con l’affetto dei propri cari. Per chi non ha un sostegno familiare e’ attiva una rete di strutture, che si chiama hospice, dove possono trascorrere gli ultimi momenti di vita assistiti da personale qualificato. L’esito nel Pronto soccorso e’ un po’ il fallimento di questo percorso”.

DS SAN CAMILLO: AMPLIEREMO ZONA ACCOGLIENZA PAZIENTI

“Per noi ogni evento di questo tipo deve costituire un’occasione di miglioramento. Non a caso c’e’ il nostro responsabile di qualita’ nella commissione interna che abbiamo attivato. Noi abbiamo un locale separato dove ospitiamo questo tipo di pazienti in fin di vita, un locale separato piu’ confortevole e meno affollato. Quest’area era gia’ occupata da un altro paziente”. Prosegue: “Dall’indagine- spiega Casertano- credo non emergera’ niente di nuovo, ma mi aspetto una revisione in prospettiva. Abbiamo avuto un finanziamento della Regione Lazio per ampliare il nostro Pronto soccorso e abbiamo previsto una doppia zona per poter ospitare pazienti di questo tipo, oltre ad ingrandire il Pronto soccorso”.

 


DS SAN CAMILLO: NON E’ LA PRIMA VOLTA CHE ACCADE

“Io non credo sia la prima volta. Credo che sia gia’ accaduto, ma questa volta ha avuto una rilevanza mediatica anche in ragione della professionalita’ del figlio. Credo che possa succedere nei Pronto soccorso. Sono eventi estremamente spiacevoli che, tuttavia, sono gia’ accaduti in passato”. Lo ha detto, all’agenzia Dire, Luca Casertano, direttore sanitario dell’ospedale San Camillo, commentando il caso del malato terminale deceduto dopo 56 ore trascorse al Pronto soccorso.


DS SAN CAMILLO: D’ACCORDO CON INVIO ISPETTORI DA MINISTERO

“Ho seguito le agenzie e ho visto che il ministro della Salute invia gli ispettori per verificare l’efficacia del percorso oncologico. Perche’, giustamente, ritiene che un paziente nel XXI secolo debba seguire un percorso corretto che e’ il percorso territoriale. Su questo non si puo’ che essere d’accordo col ministro”.

di Flavio Sanvoisin

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