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Procreazione medicalmente assistita, la storia di Martina: “Mamma single non significa essere sole, né contro la famiglia”

"Racconterò sicuramente a mio figlio/a come è nato/a e spiegherò che mamma ama la vita"

Pubblicato:06-09-2022 13:17
Ultimo aggiornamento:06-09-2022 13:17

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ROMA – Martina (nome di fantasia) è italiana, ha 37 anni e da tempo si è trasferita a Parigi. E’ una donna in carriera, gestisce un team composto da 20 collaboratori e ha sempre desiderato costruire una famiglia, avere un figlio. Ma la strada per i sogni non è sempre in discesa ed è necessario lottare con coraggio per fare in modo che diventino realtà. E a lei quel coraggio non manca. Da sola, ormai qualche mese fa, ha deciso di intraprendere il percorso di madre single in Spagna. Una scelta che accomuna oggi tantissime donne che, non potendo mettere da parte un desiderio così forte, per una serie di motivi decidono con coscienza e sentimento di cercare una gravidanza da sole. Una pratica medica attualmente vietata in Italia. Ma cosa implica essere una mamma single? In cosa consiste praticamente il trattamento medico? Come si arriva a scegliere la clinica giusta? Quali sono le paure che si possono provare? E’ importante oppure no l’appoggio della cerchia familiare e amicale? L’agenzia di stampa Dire per capirne di più ha intervistato Martina.

COME SI ARRIVA A SCEGLIERE IL PERCORSO DI PMA DA SINGLE, MARTINA SI RACCONTA

“Ho 37 anni, sono italiana ma vivo a Parigi. La scelta di intraprendere il percorso di Pma da single è una scelta personalissima, che non è stata sicuramente dettata dal momento, anzi è il frutto di un percorso psicologico che ho iniziato da anni. Ho vissuto un grande amore e mentre in me nasceva la voglia di essere mamma lui non ne voleva sapere di figli. La storia si è conclusa, ho vissuto altre esperienze ma non vedevo nessun uomo come padre di mio figlio/a. Sono passati diversi anni, ma non si è spento in me il desiderio di maternità. Così oggi sono a metà strada del percorso di Pma, ho già eseguito il pick up ovocitario e ho degli embrioni congelati in una clinica della Spagna. Si tratta di 7 embrioni fecondati con il seme di un donatore anonimo e 9 ovociti. Ora sta a me capire quando impiantarli”, ha detto Martina.
“In Francia, da settembre scorso, questo tipo di trattamento è diventato legale e garantito dallo Stato e questo in qualche modo mi ha confortato del fatto che la scelta che avevo intrapreso non era sbagliata. Dopo una serie di risposte improbabili,- prosegue Martina- probabilmente le cliniche francesi non sono ancora preparate a tali richieste. Così ho optato per la clinica che si trova a Figueres per due motivi:  il primo è la città dove è nato Dalì, e questo percorso per me é un sogno tanto concreto quanto surreale, il secondo perché questa località è ben collegata con le stazioni più importanti di Parigi e perché amici di amiche si erano trovate bene.

‘IL SUPPORTO DEGLI AFFETTI È FONDAMENTALE. DAI GIOVANI MINOR SOSTEGNO’

 “Ho l’enorme fortuna di avere una mamma intelligente,- racconta Martina- donna del sud e nonostante da giovane abbia lavorato la terra e ricevuto un’istruzione ‘di base’ ha saputo comprendere questo mio desiderio e mi ha sostenuto sin da subito. Mi ha detto: ‘vedrai che funzionerà, un bambino è sempre una gioia’. Insomma mi ha incoraggiato dal primo istante ed è stata in grado di infondermi energia che poi è quello che ci vuole in questi casi. Credo che per compiere una scelta come la mia sia fondamentale avere il sostegno delle persone vicine.  La condivisone dell’esperienza è stata particolare, nel senso che dagli adulti, anche miei parenti ho ricevuto le riposte più aperte. Mi conoscono e sanno che nella mia vita sono stata capace di fare scelte coraggiose. Mi sono trasferita in un altro Paese, ho acquistato una casa e in campo professionale ho un ruolo di potere. Parte dei giovani con i quali mi sono confrontata, invece, mi hanno dato dell’egoista, altri hanno pensato che sarebbe meglio prima andare dallo psicologo un annetto, altri ancora mi hanno detto: ‘non ce la farai da sola a gestire un figlio’. I maschi, in particolar modo, non riescono a comprendere la situazione perché pensano che la loro figura venga meno”.


SCEGLIERE DI ESSERE MADRE SINGLE NON SIGNIFICA RIFIUTARE L’IDEA DI FAMIGLIA TRADIZIONALE

 “Mi sono resa conto quanto contano le convenzioni sociali per molte persone- prosegue la donna- Le ragioni vanno rintracciate nel fatto che siamo stati cresciuti ed educati all’idea di vita più convenzionale, cioè nati per essere in coppia, sposarci e procreare. Ma tengo a sottolineare come con questa mia scelta io non rifiuto l’idea di famiglia, ma allo stesso tempo voglio dare concretezza ad un desiderio di maternità che provo dall’età di 29 anni. Come accennavo prima il desiderio di diventare madre non mi ha mai abbandonata anzi è cresciuto nel tempo. La maternità per me non è un fatto biologico, non é un bambino che esce da una vagina, la maternità è un sentimento. In ogni caso non escludo un rapporto di coppia nel futuro, un amore vero che possa essere un valido padre per mio figlio/a. Questo per dire che non escludo l’altro e un rapporto di coppia”.

LE PUNTURE NON LE HO FATTE IN SOLITUDINE, ESSERE SINGLE NON EQUIVALE AD ESSERE SOLA’

“Non avere una persona accanto non equivale ad essere sola. Proprio il non avere un marito, un compagno ti muove una rete incredibile di persone intorno. Non sono stata sola nemmeno nel farmi le punture. Io scendevo in paese, perché abito in una cittadina appena fuori Parigi e la mia amica abruzzese mi ha aiutato per 20 giorni, tanto è durata la stimolazione prima del pick-up, aiutandomi con le punture. Lei aveva dimestichezza con l’ago perché sua nonna era diabetica. Questo appuntamento fisso e ‘obbligato’ si è rivelata un’occasione per fare due chiacchiere e prendere il caffè prima di correre a lavoro. Durante questo percorso, che confesso non è stato semplice a livello fisico, ma ancora oggi sono felice di questa scelta. E poi ora ho anche meno preoccupazioni, perché ho prodotto tanti ovociti conservati. Per il transfert aspetto solo di organizzarmi con il lavoro, nessun ripensamento”.

RACCONTERÒ A MIO FIGLIO COME È VENUTO AL MONDO’

“Racconterò sicuramente a mio figlio/a come è nato/a e spiegherò che mamma ama la vita. A tutti coloro che si ‘indignano’ davanti ad una scelta come la mia rispondo che a volte si tollerano, per convenzione sociale, famiglie di ‘facciata’ dove spesso non regna né l’amore nè la serenità. Io ho molto da dare ed è per questo che voglio creare un mio nucleo familiare”.

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