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Milanese (Osa): “Dati Istat fanno emergere criticita’ da fronteggiare”

"Regia unica Ssn per contrastare divario nord-sud"

Pubblicato:06-09-2018 17:51
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:31

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ROMA – Gli ultimi dati Istat restituiscono una fotografia di una popolazione sempre più anziana di over 65enni, mentre diminuisce notevolmente quella degli under 15. Questo cambiamento mette davanti a un problema emergente e ormai noto, quello del progressivo invecchiamento della popolazione, e al problema della cronicità. L’agenzia Dire ha chiesto al presidente della Cooperativa Osa e di Confcooperative Sanità, Giuseppe Milanese, di ragionare sui numeri diffusi dall’Istituto nazionale di statistica.

– Il problema dell’invecchiamento della popolazione e delle relative malattie croniche è una emergenza. Quali secondo lei le azioni che dovrebbero essere messe in campo per arginare il problema?
“Quella dell’invecchiamento della popolazione non è una emergenza, poiché questi dati li conosciamo da anni. La vera emergenza è che si è fatto ancora troppo poco per fronteggiarla. Ora che la cronicità, le disabilità e le situazioni di non autosufficienza dilagano, il nostro sistema si trova privo di una rete integrata e sostenibile di servizi nel territorio. Per invertire la rotta, e anche questo lo diciamo da anni, è necessario un ripensamento del sistema che faccia dell’assistenza primaria il fulcro del Ssn. Ciò significa che il nostro deve diventare un modello a trazione territoriale, in grado di fornire assistenza e prendere in carico i pazienti innanzitutto presso il domicilio e nella comunità in cui vivono”.
– Emerge che la quota degli ultracentenari è localizzata soprattutto al Nord. E’ un caso o è strettamente proporzionale alla qualità della vita e ai servizi sanitari che vengono erogati in quelle regioni?
“Accanto a fattori di natura genetica e connessi allo stile di vita, esistono determinanti sociali della salute che incidono pesantemente sulla longevità. In questo senso il gradiente nell’aspettativa di vita Nord-Sud restituisce fedelmente il confine tra chi possiede risorse economiche da investire, in caso di necessità, nella propria salute e chi invece, queste risorse, non le ha. Non a caso alcune ricerche mostrano come tale relazione si possa riscontrare anche tra i residenti nei quartieri benestanti ed in quelli popolari di una stessa città del Nord. Esiste quindi un problema di sperequazione che si traduce in un’inaccettabile disuguaglianza nella salute, di cui la longevità è una cartina tornasole”.

– Spesso abbiamo riflettuto sul fatto che l’Italia è un Paese a due velocità. Per invertire la rotta che ricetta adotterebbe?
“Purtroppo in sanità questa doppia velocità è stata drammaticamente acuita dalla riforma del Titolo V della Costituzione. Ci troviamo così di fronte a un sistema, sulla carta nazionale ed universalistico, ma che è in realtà frantumato in ventuno Servizi Sanitari Regionali autonomi, caratterizzati da modelli assistenziali, regole di ingaggio, standard qualitativi e quantitativi dei servizi del tutto difformi l’uno dall’altro. Questa disomogeneità, purtroppo, si traduce troppo spesso in disparità per i cittadini nell’accesso ai servizi. Per questo, come Confcooperative Sanità, sono anni che chiediamo una regia unica per il Ssn. Ciò non significa tornare a vecchie forme di dirigismo, bensì varare un modello di governance che garantisca i medesimi diritti e gli stessi livelli quali-quantitativi dei servizi a tutti i cittadini, nonché regole omogenee e condivise per gli operatori”.


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