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ROMA – Quando Mondo Duplantis entra nello stadio trascinando il suo trolley firmato, tutti sanno che sarà il solito concorso truccato: un solo partecipante, un solo vincitore. Duplantis contro Duplantis, anzi Duplantis contro la gravità, il fuorilegge della fisica. L’asticella altissima, metafora perfetta d’irraggiungibilità per il resto del mondo, l’altro… mondo, che può solo ostinarsi a guardare.
Gli avversari festeggeranno le loro misure da comparse, in una gara parallela per l’argento e il bronzo, poi resteranno lì impalati ad ammirare l’uomo con l’oro al collo per default. Quella parte lì, la vittoria, è scontata. Quando hai appena vinto la diciottesima gara consecutiva, nove dei dieci salti più alti della storia sono tuoi, e così otto record mondiali in quattro anni, vieni misurato con un metro tutto tuo. Duplantis è fermo a 6,24 metri. L’asticella lo aspetta a 6,25.
Duplantis ha una coda da rispettare, quella degli umani. Ovviamente non salta i 5,50, seduto a terra mentre si gode i tentativi altrui. Supera i 5,70 come un Tamberi salterebbe una staccionata. Poi i 5,80, poi i 5,85. Sam Kendricks e Emmanouil Karalis vanno a 5,90 e si lanciano tra la folla beati. Duplantis supera i 5,90 e i 5,95 come un maleducato farebbe con la fila alle poste. E’ un side-event.
E dunque eccolo, finalmente, alle sue altezze “con i suoi capelli sciolti – lo descrive il Guardian – gli occhi ammalianti e le scelte di moda preppy, come Withnail interpretato da Timothée Chalamet in un video di Vampire Weekend”. Come Bubka, Duplantis incassa un bonus per ogni record mondiale che infrange. Negli ultimi 40 anni, i due ne hanno spazzati via 25, un centimetro alla volta. Centellinando meticolosamente i guadagni. Nessuno, mai, avvenuto alle Olimpiadi.
Alla fine, quando il palco è finalmente solo suo, Duplantis vola. Perfetto. L’oro è solo un metallo, Mondo plana sull’immortalità.
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