NEWS:

Guerra al Senato sul Ddl Zan, mentre il partito di Conte toglie voti al Pd

L'editoriale di Nico Perrone per Dire Oggi

Pubblicato:06-07-2021 17:15
Ultimo aggiornamento:06-07-2021 17:15

alessandro zan
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Scontro al Senato per calendarizzare il voto in aula sul Ddl Zan contro l’omotransfobia, avversato dal centrodestra, che Matteo Renzi vorrebbe modificare, contrario il Pd che vuole approvare il testo in via definitiva così com’è uscito dalla Camera dei Deputati. “Purtroppo siamo al chi ce l’ha più duro, al momento non c’è spazio per mediare, ma appena andranno sotto allora forse Letta capirà”. E’ la sintesi di alcuni pareri raccolti dietro le quinte dei partiti del centrosinistra. In molti giurano che a questo punto per i Dem ci sono poche possibilità di approvare il Ddl: “Lo sanno e devono indicare i colpevoli… il segretario Letta e i suoi – spiega una fonte qualificata del centrosinistra- sanno benissimo che i numeri al Senato non ci sono ma insistono, vogliono arrivare allo scontro con Renzi, andranno a sbattere. Magari appena il Ddl Zan andrà sotto in una votazione si fermerà tutto e si riprenderà a ragionare sulle modifiche”. Ma dal fronte Dem rullano solo tamburi di guerra, soprattutto dopo l’uscita del capogruppo leghista, Massimiliano Romeo, che ha chiarito la strategia del centrodestra, che stravolgendo il testo di fatto affossa il provvedimento: “No, non c’è riferimento all’identità di genere” nella bozza di testo di modifica del ddl Zan presentata dal presidente della commissione Giustizia del Senato e relatore Andrea Ostellari” ha spiegato Romeo. Anche l’ex capogruppo Dem, Andrea Marcucci, molto vicino a Matteo Renzi, oggi non vede margini: “Abbiamo avuto diversi mesi a disposizione per concordare modifiche al disegno di legge. Io stesso feci un appello attraverso le colonne dell’Avvenire, a cui nessuno del centro destra ha mai risposto. La Lega vuole semplicemente affossare il provvedimento e non ha certo cambiato idea”. Più duro il senatore Zan, che se la prende direttamente con il leader di Italia Viva: “Voglio escludere che nelle parole di Renzi si celi un accordo con Salvini, ho i brividi all’idea che ci sia – ha detto Zan- una legge che tutela dai crimini d’odio non si può barattare con un accordo di potere. Renzi vuole essere protagonista di una mediazione, ma rischia di far saltare la legge. La destra invece vuole solo decapitarla“. Paura che la legge non venga approvata? “Intanto andiamo in aula, poi leggiamo gli emendamenti dei partiti. Nel Pd ci sono dubbi e perplessità su alcuni punti, ma siamo compatti. Se Italia Viva vota compatta, in Senato ci sono i numeri”. Qui il primo scoglio: Renzi manterrà i suoi emendamenti o, alla fine, per non passare come alleato della Lega e affossatore del Ddl Zan, all’ultimo minuto li ritirerà? Contro Renzi è scesa in campo anche la coppia Fedez-Ferragni. Per la donna, che ha messo in rete l’immagine di Renzi, i politici fanno schifo. 

Per quanto riguarda l’altro scontro in atto, tra il Garante del M5S, Beppe Grillo, e il leader prima indicato e poi scartato, Giuseppe Conte, prosegue l’opera di mediazione dei sette saggi. Dovevano impiegare qualche giorno, ora si parla di due settimane. Chissà se alla fine basteranno. Oggi anche un sondaggio realizzato da Swg ha gettato benzina sul fuoco. Dai risultati, infatti, sembra che Beppe Grillo ormai rappresenti più un fastidio, una cosa vecchia e non una risorsa per quelli che guardano al M5S. La grande maggioranza degli elettori e anche degli ex vorrebbe Giuseppe Conte e mandare in pensione Grillo. Nell’eventualità che alla fine si arrivi comunque alla scissione il partito di Conte porterebbe con sè la maggioranza degli elettori grillini’ piazzandosi al 12,7 per cento, mentre i nostalgici M5S si fermerebbero al 7,1. I ‘grillini’ invece alla fine trovano la quadra? Il sondaggio oggi li quota attorno al 15%. Un risultato che ha creato una forte preoccupazione tra i Dem. Non solo perché i due pezzi ‘grillini’ alla fine avrebbero circa il 20 per cento dei consensi, ma perché il partito di Conte, quello che fino a pochi mesi fa era il punto di riferimento dell’alleanza giallorossa e su cui Letta ha investito, stando al sondaggio Swg, strapperebbe ai Dem più del 3% di elettori. Che fare?


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it