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Caso Orlandi, il legale della famiglia: “Il Vaticano è sempre mancato, bene ora l’apertura delle indagini”

Questa mattina l'audizione al Senato sull'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla vicenda. Diddi: (Vaticano): "Può essere intromissione perniciosa"

Pubblicato:06-06-2023 15:33
Ultimo aggiornamento:07-06-2023 15:53

caso orlandi
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ROMA – “La famiglia Orlandi vuole la Commissione di inchiesta, sono passati 40 anni. Così è peggio di un ergastolo”. Queste le parole di Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, questa mattina in audizione in Commissione Affari costituzionali al Senato in merito all’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. “Questa è l’ultima possibilità per la famiglia, e per una madre che ha 94 anni, di sapere cosa è successo ad Emanuela. Difficilmente ci sarà un altro momento così”. E ancora, spiega Sgrò: “È sempre mancata la possibilità di avere a che fare con una parte dell’indagine, il Vaticano. Che ora sia stata aperta un’indagine è fatto importantissimo, di cui ringraziamo”. Sulle presunte accuse di Pietro Orlandi al Santo Padre, spiega l’avvocato “sono state scritte tante cose non vere. Pietro Orlandi non ha mai voluto offendere Giovanni Paolo II, le sue frasi sono state strumentalizzate”.

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ORLANDI. DIDDI (VATICANO): COMMISSIONE ORA? PUÒ ESSERE INTROMISSIONE PERNICIOSA

“In questo momento delle indagini, aprirne una terza che che seguirebbe forme diverse da quelle dell’autorità giudiziaria penso che sarebbe un’intromissione perniciosa per la genuinità di quel che stiamo conducendo”. Così Alessandro Diddi, promotore di giustizia dello Stato della Città del Vaticano, in audizione in Senato in commissione Affari costituzionali, sull’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. “Abbiamo tutto l’interesse a contribuire, ove possibile, nella ricerca della verità. In questi anni si è detto e scritto tante cose, siamo qui per dare ampia e totale assistenza all’autorità giudiziaria italiana”, ha spiegato. Per Diddi: “Ogni volta che c’è una indagine ufficiale ce ne è una fatta dagli organi di stampa. Giusto che sia così, non sono contro la libertà di stampa. Il problema è che la stampa poi fa un altro processo, con proprie regole che non sono quelle del processo penale. Quindi rischieremmo poi di avere 4 Commissioni: quella della Procura della Repubblica di Roma, la mia piccolissima, la Commissione parlamentare”, e quella che nascerebbe dal dibattito pubblico via stampa. E ancora: “Abbiamo limiti giurisdizionali ma abbiamo trovato delle carte interessanti. Abbiamo attivato una proficua collaborazione investigativa tra lo stato Vaticano e la Repubblica italiana. Le indagini sono in corso e mi voglio attenere a uno strettissimo riserbo istruttorio, lo trovo rispettoso. Entro qualche mese speriamo di aver finito tutto”.


ORLANDI. LO VOI: SU COMMISSIONE SCEGLIE PARLAMENTO, EVITARE DI OFFRIRE PALCOSCENICI

Con l’istituzione di una Commissione ad hoc “possiamo trovarci nell’imbarazzo di offrire palcoscenici ulteriori a qualcuno che probabilmente di qualche palcoscenico in passato ha già fatto uso”. Così Francesco Lo Voi, procuratore capo della procura di Roma, anche lui in audizione in Commissione Affari al Senato. “Abbiamo situazioni in cui gli stessi soggetti in una sede hanno detto una cosa, in altra sede un’altra e in una terza un’altra ancora. Ci sono discrasie non sempre messe in evidenza per la valutazione corretta della loro attendibilità”, aggiunge Lo Voi secondo il quale comunque “l’istituzione della Commissione non può che essere una scelta del parlamento”.

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