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L’anarchico conservatore, il ministro Sangiuliano racconta Giuseppe Prezzolini

Con Prezzolini nasce la figura dell’intellettuale moderno, che abbandona le cattedre per immergersi nelle contraddizioni della società di cui è allo stesso tempo testimone e protagonista

Pubblicato:06-06-2023 11:00
Ultimo aggiornamento:06-06-2023 11:01

giuseppe prezzolini_libro sangiuliano
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ROMA – Nel 1908 fa nasceva ‘La Voce’, ritenuta la più importante rivista culturale del Novecento, dove hanno scritto Amendola, Salvemini, Croce, Einaudi, Gentile, Missiroli, Soffici, Palazzeschi, Papini, Ungaretti e tanti altri. Il libro Giuseppe Prezzolini, l’anarchico conservatore (edito da Mondadori) di Gennaro Sangiuliano è la prima biografia completa del fondatore della ‘Voce’. L’autore ha anche riportato alla luce i poco noti rapporti fra Prezzolini e Oriana Fallaci, e quelli con Antonio Gramsci.

Personaggio complesso, singolare e originalissimo, vissuto cento anni, dal 1882 al 1982, Giuseppe Prezzolini nasce nel 1882 e muore nel 1982. Non è stato solo longevo, ha attraversato da protagonista e da testimone una lunga stagione culturale e politica, italiana ed europea. Le avanguardie culturali del primo Novecento, il fascismo, le due guerre, la guerra fredda, gli anni Settanta.
Il volume racconta l’avventura intellettuale di questo protagonista del Novecento raccontando la sua vicenda umana. È la sfida di questa biografia che, ripercorrendo i cento anni di vita dell’intellettuale più originale e scomodo del Novecento italiano, consegna al lettore una straordinaria chiave di lettura per rileggere i più importanti fenomeni filosofici, letterari e politici del Secolo Breve.

Con Prezzolini nasce la figura dell’intellettuale moderno, che abbandona le cattedre per immergersi nelle contraddizioni della società di cui è allo stesso tempo testimone e protagonista. Le avanguardie culturali del primo Novecento, tra giornali, botte e amori; l’esperienza della ‘Voce’, la più importante rivista culturale del secolo scorso, la Grande Guerra, la nascita del fascismo, la Seconda guerra mondiale, il dopoguerra: Prezzolini ha marcato la vita culturale e politica italiana sfuggendo sempre alla tentazione delle ideologie e del conformismo.


L’attualità di Giuseppe Prezzolini è in tre caratteristiche che lo connotarono in tutto il lungo arco temporale della sua vita: l’essere politicamente scorretto, per vocazione e convinzione; l’essere coerente, fino all’autolesionismo; condire il tutto con un forte ironia. Per questo ancora oggi, ad oltre vent’anni dalla sua scomparsa, nei suoi scritti, nei pensieri e soprattutto nei giudizi taglianti si ritrovano verità assolutamente attuali.

Thomas Mann nelle Considerazioni di un impolitico nota come l’ironia sia il tratto distintivo dei grandi conservatori. Prezzolini ne fece l’arma più efficace per testimoniare un mondo di banalità e conformismi, sconfinando spesso nell’amarezza e nella rassegnazione. “In Italia nulla è stabile, fuorché il Provvisorio”, amava ripetere guardano al suo Paese.

Quando nel 1974 l’editore Rusconi gli rese omaggio pubblicando un’Antologia de La Voce, non esitò a definirla il “mio monumento funebre”. Alla pomposa delegazione ufficiale del governo italiano giunta a Lugano per le celebrazioni dei cent’anni, dice chiaro: “Vi ringrazio ma fatemi domande, indiscrete, quelle concrete le conoscono tutti!”. A Pertini, che a nome di tutti gli italiani lo invitava a tornare a vivere in Italia, replicò divertito: “Stia tranquillo Presidente! In Italia ci vengo tutti i giovedì a comprare la verdura”. Alludendo alle brevi puntate che da Lugano faceva per far spese oltreconfine.

LA RECENSIONE

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Anticonformista, indipendente, pignolo, pronto alla battuta, sarcastico. Giuseppe Prezzolini, che grandi giornalisti del calibro di Missiroli, Longanesi, Ansaldo, Montanelli hanno riconosciuto come loro maestro, non amava elogi eccessivi e la retorica, al punto di respingere una candidatura al Nobel. Tuttavia, rispettandone il pudore lo affermiamo lo stesso: Giuseppe Prezzolini è un monumento all’anticonformismo e alla coerenza. “Un uomo unico per coerenza intellettuale”, come ebbe a dire lo storico Renzo De Felice che ne divenne amico dopo avervi polemizzato.
Riconosciuto per il suo valore da accademici e intellettuali, soprattutto dalla cerchia elevata di conoscitori della storia culturale del Novecento, Prezzolini non è ancora noto al grande pubblico. Cerca di porvi rimedio Gennaro Sangiuliano, con la prima e unica biografia ‘Giuseppe Prezzolini, l’anarchico conservatore’, edita da Mondadori.

Una biografia completa, frutto di lunghi anni di lavoro attraverso i quali l’autore ha scandagliato decine di archivi, portando alla luce vari inediti. Il risultato è una ricostruzione attenta di intrecci e correnti di pensiero che hanno attraversato l’Italia e l’Europa nel secolo scorso.
La sfida era quella di raccontare l’avventura intellettuale di Giuseppe Prezzolini raccontando la sua vicenda umana. Impresa non facile perché Prezzolini è vissuto, intensamente, cento anni, tessendo un reticolo di rapporti e attività che, forse, non ha pari nella cultura italiana. Alla fine Gennaro Sangiuliano ripercorrendo i cento anni di vita dell’intellettuale più originale e scomodo del Novecento italiano, consegna al lettore una chiave di lettura per rileggere i più importanti fenomeni filosofici, letterari e politici di quello che è stato definito ‘Secolo Breve’.

“Vivere cent’anni- nota l’autore- è già di per sé un atto notevole, non solo perché, come è ovvio, questa longevità è ancora rara nella maggioranza degli uomini, ma, perché, significa essere testimoni di un lungo tempo, significa attraversare epoche, stagioni, mode, costumi. Significa anche sottoporsi a sofferenze: guerre, malattie, veder morire gente e andar via affetti familiari, amori, amici, subire delusioni”.

Dal 1882, anno della sua nascita, al 1982, Prezzolini attraversa, l’età di Giolitti, la Grande Guerra, la nascita del fascismo, il Ventennio, la Seconda guerra mondiale, il dopoguerra. E ha marcato la vita culturale e politica italiana sfuggendo sempre alla tentazione delle ideologie e del conformismo.
È stato definito ‘l’inventore’ di Mussolini, di cui ospitò i primi articoli ed editò il primo libro, ma quando il fascismo salì al potere decise di autoesiliarsi, prima in Francia e poi negli Stati Uniti, perché aveva sentito puzza di regime. A New York iniziò una nuova vita, come docente nella prestigiosissima Columbia University – lui che non era neanche laureato – e come corrispondente di grandi quotidiani, ma divenne giornalista pubblicista a ottant’anni; infine, dal suo ultimo ritiro in Svizzera bacchettò senza pietà i vizi italiani, l’assistenzialismo e lo statalismo. Ebbe uno straordinario intreccio di relazioni e amicizie, a volte contraddittorie, da Papini e Soffici a Mussolini, Amendola, Salvemini, Croce, Gentile, Gobetti, Missiroli, Longanesi. Indro Montanelli e Oriana Fallaci lo scelsero come maestro.

Sempre irriverente, pronto alla battuta fulminante, anarchico ma conservatore, fece della libertà la sua religione e della sua vita un romanzo dove nulla è inventato. È ritenuto un autore di destra ma Gramsci raccomandò a Togliatti di averlo a modello per la capacità di organizzazione culturale. La sua vita è costellata di volute contraddizioni. Con una piccola spesa di mille lire organizzò a Firenze la prima mostra che vi sia mai stata in Italia di impressionisti: Ricasso, Matisse, Van Gogh, Cézanne, Degas, Sisley. Gli dettero del bizzarro e strano, ora tutti sappiamo quanto vale solo un quadro di uno di questi nomi.
Prezzolini fu sempre ateo ma divenne amico di Papa Paolo VI che chiese espressamente di fare la sua conoscenza e che ne stimava la penna.

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