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Bianchi: “Via le mascherine quando riterremo nostro vicino al sicuro”

"La democrazia c’è non quando io ho un diritto ma quando sono sicuro che il mio vicino, che non conosco, goda del mio stesso diritto”, ha detto il ministro dell’Istruzione

Pubblicato:06-06-2022 12:54
Ultimo aggiornamento:06-06-2022 12:54

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ROMA – “Toglieremo le mascherine quando riterremo che il nostro vicino sarà al sicuro. La mascherina non è un’imposizione ma un atto di rispetto reciproco. La democrazia c’è non quando io ho un diritto ma quando sono sicuro che il mio vicino, che non conosco, goda del mio stesso diritto”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, intervenendo all’evento per la chiusura dell’anno scolastico 2021/2022 organizzato presso l’Istituto statale di istruzione superiore ‘Giulio Natta’ di Bergamo.

“Siamo un Paese sempre pronto alla critica di se stesso e invece- ha continuato il ministro- abbiamo dimostrato di essere in grado di affrontare il contagio da Covid-19 come nessun altro, basandoci sulla reciproca responsabilità. Oggi siamo qui, in una città che ha molto sofferto, per salutare tutti gli studenti d’Italia, gli insegnanti, il personale, le famiglie, tutta quella grande comunità che si riconosce nella scuola. Stiamo già pensando all’avvio del prossimo anno scolastico, non sarà facile ma l’augurio che posso fare è che lo affronteremo insieme, come abbiamo sempre fatto”.

Bianchi ha poi ricordato che “la scuola è il battito della comunità, quella che dà il ritmo- ha detto- e quando la scuola si ferma la comunità è perduta e confusa. Pur consci delle difficoltà era dunque importante tornare tra i banchi e ripartire dalla scuola”. Ma “siamo tornati diversi- ha evidenziato ancora Bianchi- più consci dell’uso delle tecnologie e Bergamo, in particolare, è stata avanti sulla scuola digitale. Mi sono chiesto più volte: ma in epoca di internet e di wikipedia, quando basta schiacciare un bottone per avere risposte, c’è ancora spazio per la scuola? E mi sono risposto: c’è più spazio di prima perché, a volte, liberati dalle necessità di informazioni, la scuola torna ad essere un grande luogo di formazione della comunità. La mia idea è che la scuola debba essere aperta, inclusiva e affettuosa. Questa è la scuola per cui stiamo lavorando”.


Una scuola aperta “è quella che non ha paura di confrontarsi e di affrontare grandi temi”, ha continuato Bianchi. Nel corso della cerimonia di chiusura dell’anno scolastico è stato anche siglato un patto fra scuole, realtà del territorio e università per la creazione di un curricolo specifico sulla chimica al servizio della sostenibilità e della green technology. “Questo patto dimostra che la scuola non ha paura di confrontarsi su quelli che saranno i grandi temi del Paese. Abbiamo una grande tradizione di industria chimica in Italia”, ha sottolineato ancora Bianchi ricordando il premio Nobel di cui Giulio Natta (da cui prende il nome l’Istituto) è stato insignito nel 1963.

“Oggi c’è bisogno di trovare nuovi materiali- ha detto ancora il ministro- c’è ancora tanto bisogno di scoperta che sarà tanto più solida, a livello nazionale e internazionale, quanto più alto sarà il livello degli innovatori. In questo troviamo anche una nuova giovinezza per gli istituti tecnici professionali, questi istituti sono un luogo di punta della trasformazione non solo della scuola ma del Paese nel suo insieme”, ha evidenziato Bianchi.

In conclusione Bianchi ha poi rivolto un pensiero all’Ucraina: “E’ stato un anno scolastico difficile ma durante il quale abbiamo saputo dimostrare di essere un Paese accogliente. Sono arrivati da noi più di 27.000 ragazzi ucraini e oggi il nostro pensiero va tutto a quel Paese. Tacito diceva: ‘Hanno fatto un deserto e la chiamano pace’. La pace è pace non è il risultato della guerra. E questo è il mandato principale che oggi abbiamo nelle nostre scuole”, ha concluso.

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