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A Sanremo con lo Stato sociale, arriva un nuovo ‘no’ al reintegro dei 5 operai Pomigliano

La Corte di cassazione di Napoli ha disposto lo stop al reintegro dei metalmeccanici della Fca

Pubblicato:06-06-2018 14:43
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:13

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NAPOLI – Sono stati licenziati per la seconda volta Antonio Montella, Mimmo Mignano, Marco Cusano, Massimo Napolitano e Roberto Fabbricatore, i 5 operai della Fiat di Pomigliano d’Arco che avevano inscenato il suicidio di Sergio Marchionne nel 2014. A stabilirlo è stata la Corte di cassazione di Napoli che ha disposto lo stop al reintegro dei metalmeccanici della Fca. In precedenza, infatti, il tribunale aveva sancito l’illegittimità del loro licenziamento, decisione contro cui l’azienda ha presentato ricorso.

La storia dei 5 dipendenti Fca era stata portata sul palco dell’Ariston da Lo Stato Sociale, band che si è classificata seconda all’ultimo festival di Sanremo. Lo scorso 8 febbraio, ogni componente del gruppo bolognese aveva indossato un cartellino con il nome di ciascuno dei 5 operai appuntato sulla giacca prima di cantare la hit “Una Vita in vacanza“. Il loro omaggio ai metalmeccanici di Pomigliano venne svelato poco dopo sui social: “Domenico Mignano, Marco Cusano, Antonio Montella, Massimo Napolitanoe Roberto Fabbricatore, operai Fiat di Pomigliano d’Arco. Sono questi i cinque nomi che sono saliti con noi sul palco dell’Ariston. La loro storia è solo uno dei tanti esempi di come il lavoro in questo paese pesi sulle vite delle persone, troppo spesso degradando la loro dignità”, scrivevano su Facebook, dedicando la loro ultima canzone a “tutti i lavoratori, i disoccupati, i precari, i cassaintegrati e chiunque ambisca a poter vivere una vita in vacanza, non forzata”.

I 5 metalmeccanici Fca vennero licenziati nel giugno del 2014 quando, fuori da una succursale dello stabilimento di Pomigliano, a Napoli, avevano posizionato un fantoccio dell’ad, Sergio Marchionne, inscenandone il suicidio. L’obiettivo era di accendere l’attenzione pubblica nei confronti di due operai in cassa integrazione: entrambi si erano suicidati nel giro di poche settimane. L’azienda li mise alla porta ma, dopo due sentenze del tribunale di Nola, quello di Napoli decretò il reintegro dei 5 operai. Oggi la Cassazione dispone nuovamente la legittimità del loro licenziamento, un definitivo stop la loro reintegro. Per alcuni di loro, come Mimmo Mignano, non si tratta del primo licenziamento. Da rappresentante sindacale, Mignano aveva spesso avviato forti campagne di lotta politiche e contro l’azienda: nel 2015, restò per 6 giorni su un gru in piazza Municipio, a Napoli, per denunciare la propria condizione e contestare le politiche dell’allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi.


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