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Sport&alimentazione, per vincere a tavola e sul campo (VIDEO)

Alla Unicusano si discute di come la dieta influenzi le prestazioni degli atleti

Pubblicato:06-06-2015 05:09
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:22

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Flessioni, esercizi, allungamenti, tecnica… E frutta, verdura, cibi sani. Perché il vero allenamento comincia a tavola. Sport e alimentazione, una coppia potenzialmente vincente se si seguono alcune regole individuali e che sempre più mettono lo stomaco al pari dei muscoli. Infatti, nutrirsi in modo personalizzato e idoneo al gesto atletico durante le fasi di allenamento può notevolmente migliorare le prestazioni sportive.

Del tema si è parlato a Roma all’Università Niccolò Cusano grazie a un convegno organizzato dall’ateneo e da Upainuc (Università popolare dell’Accademia di nutrizione clinica): con il contributo di numerosi esperti e relatori è stato evidenziato che quando l’equilibrio tra sport e alimentazione si rompe è possibile che atleti alle prese con sforzi o gare impegnative presentino importanti carenze nutrizionali in grado di compromettere le loro prestazioni o addirittura il loro stato di salute.

Al servizio della prestazione sportiva oggi sono disponibili nuove conoscenze in materia di scienza dell’alimentazione che consentono di intervenire in maniera individuale e incisiva sulla quotidianità di tutti coloro che praticano attività sportiva dilettantistica o professionale. “L’alimentazione per un atleta è fondamentale- spiega il presidente di Ainuc, Carmelo Rizzo- è come mettere benzina pulita in un motore. Ecco perché avere degli squilibri nutrizionali, dovuti ad esempio a una intolleranza o a una predisposizione genetica, porta ad avere un distress e una scorretta metabolizzazione di alcuni alimenti, cui si possono aggiungere altri fattori ormonali, traumatici, ambientali e via dicendo”. In questo modo “il motore non ha più l’energia necessaria per soddisfare le richieste fiosologiche, specialmente quella superiore di uno sportivo”.


Secondo Rizzo l’attenzione su questo tema “è sicuramente migliorata rispetto al passato, ma non bisogna seguire le mode e magari diete che compaiono sui giornali e sui media che non hanno fondamenti scientifici e sono squilibrate”.

La dieta dunque è un “allenamento invisibile e quotidiano”, fa notare Maria Antonietta Palomba, specialista in Nutrizione clinica e docente di Nutrigenetica. E quanto l’alimentazione possa influire sulle prestazioni di un atleta, ecco l’esempio: Novak Djokovic”. Da quando il tennista “ha cambiato modo di nutrirsi eliminando glutine e latte, è diventato numero uno nella classifica mondiale e ha vinto Wimbledon, risolvendo i problemi derivati da difficoltà di concentrazione, scarsa resistenza ma soprattutto attacchi di asma che insorgeva dopo diverse ore di gioco”. Possiamo quindi sintetizzare dicendo che “non esistono alimenti in grado di far vincere una gara, ma esistono quelli che la fanno perdere”.

Mangiare in modo corretto e adeguato all’attività sportiva che si porta avanti è una pratica che bisognerebbe iniziare da bambini, perché “sono il nostro futuro in tutti i campi e quindi anche nella vita sportiva. L’Italia- fa notare Palomba- forse non sa mettere bene l’accento sull’importanza della corretta alimentazione, nonostante il made in Italy sia riconosciuto in tutto il mondo come una salvezza e un modo per prolungare la vita. Gli interventi sull’alimentazione dello sportivo purtroppo iniziano quando la carriera è già delimitata, mentre dovremmo cominciare dalle scuole. Ad esempio, io seguo molti bambini anche autistici e il cambio dell’alimentazione cambia anche la vita. Senza dimenticare che stiamo parlando dei pazienti migliori e più facili da trattare perché non hanno convinzioni e abitudini consolidate rispetto a un adulto intossicato, anche dalle informazioni sbagliate”.

La dieta, secondo Vincenzo Mazzuca Mari, docente Scuola Medicina Biologica, è la variabile più potente nell’influenzare nel bene e nel male lo stato di salute”, dal momento che “non possiamo prescindere da ciò che mangiamo”. Dunque “per raggiungere il benessere serve una corretta correlazione tra nutrizione, attività fisica e biotipo”.

A proposito di sport, “non sempre fa bene ma bisogna modularne l’intensità e la cronologia”, spiega il nutrizionista e specialista in Angiologia, Mauro Mario Mariani. Il messaggio per tutti, dunque, “è fare sport aerobico dal risveglio fino a mezzogiorno, dopo alcuni esercizi di pilates e lo yoga che ridanno al corpo una cognizione spazio-temporale”.

 

L’incidenza dell’alimentazione sullo sport è “evidente e fortissima. Ovviamente ci sono i talenti naturali che fino ai 20 anni possono prescindere dalla qualità del carburante, però dobbiamo capire che il cibo o fa bene o distrugge le nostre cellule”. Ecco quindi le cinque basi fondamentali della dieta mediterranea: “frutta, verdura, cereali integrali, olio extravergine di oliva e legumi”. Ma il ‘nemico’ da battere secondo Mariani è il frigorifero: “Da quando c’è abbiamo smesso di mangiare verdura e frutta fresche. Invece bisogna tornare al fresco, locale e stagionale che dà agli sportivi più di mille integratori e l’energia per vincere le loro gare”. Il problema di oggi è che “manca la consapevolezza e le persone non leggono le etichette. Si fidano e fanno male, perché le aziende fanno volutamente poca informazione inseguendo il profitto”. Ecco perché l’appello ai genitori di ragazzi fino a 14 anni è “fare attenzione a tre ingredienti: olio di palma, sciroppo di glucosio e aromi”.

A partecipare ai lavori del convegno anche Fabio Fortuna, rettore dell’Università Niccolò Cusano, da sempre un ateneo vicino ai temi dello sport come conferma l’attenzione all’Unicusano Fondi Calcio e ad altri progetti. Lo sport “è uno dei fili conduttori che ci guidano quotidianamente nella nostra attività: studio e sport sono sicuramente conciliabili e il primo può sicuramente influenzare una brillante attività dello studente”.

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