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Dal Pakistan in Dad con l’istituto Anzani di Cantù

Il preside: "Potremo ad attuare questa iniziativa anche in altre situazioni"

Pubblicato:06-05-2021 11:27
Ultimo aggiornamento:06-05-2021 11:27
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COMO – Settemila chilometri annullati grazie alla didattica a distanza. A sperimentare questa iniziativa è l’istituto comprensivo ‘Anzani’ di Cantù. Di fronte a due bambini di origine pakistana costretti a lasciare l’Italia per seguire la famiglia, tornata in patria per gravi motivi familiari, la scuola ha pensato di far tesoro delle lezioni online e di creare un collegamento tra Cantù e Gurjat, nella regione del Punjab. 

Ogni giorno Awais, 14 anni e Abdullah, sette anni, nonostante il fuso orario (più tre ore rispetto all’Italia) si collegano per seguire le lezioni programmate dai loro insegnanti. I due ragazzi hanno un calendario ad hoc organizzato da maestri e professori per favorire le materie più importanti. Awais e Abdullah seguono in maniera costante e sono particolarmente felici di poterlo fare grazie alla complicità della Rete che non è mai particolarmente disturbata. 

Soddisfatto il dirigente scolastico Gian Maria Rovelli: “Immediatamente ci siamo adoperati con gli insegnanti per questa soluzione che ha permesso ai ragazzi non solo di continuare ad apprendere ma anche di mantenere la socialità con la classe. In aula abbiamo una webcam installata in modo che le riprese vengano fatte inquadrando l’intera classe. In questo modo i compagni dei due ragazzi riescono a relazionarsi con loro senza alcun problema”. I due alunni avevano già oltrepassato la quota minima di frequenza per poter essere ammessi alla classe successiva ma la famiglia ha pensato ugualmente di mantenere il collegamento con la scuola per non perdere la pratica della lingua italiana e per dare loro la possibilità di incontrare, seppur in lontananza, gli amici e gli insegnanti. 


Prima di quest’anno di pandemia i molti alunni migranti che spesso tornavano nel Paese d’origine abbandonavano per mesi la scuola accumulando delle lacune: “Dobbiamo andare oltre il Covid e pensare a tutte quelle situazioni emergenziali che ci troviamo ad affrontare, la tecnologia – dice Rovelli – in questi casi ci viene incontro. Nessuno di noi pensa che la scuola a distanza sia meglio di quella in presenza ma dovremo far tesoro di questa esperienza e tenere ciò che di buono ci ha insegnato”.

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