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Migranti, viceministro Giro: “Quelle 65mila carte d’identità di Maroni…”

Le accuse alle Ong? "Frontex non fa il suo dovere e alza una cortina fumogena"

Pubblicato:06-05-2017 11:34
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:11

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ROMA – “L’allarme lanciato da Frontex su presunti movimenti sospetti lungo la rotta dei migranti è solo una grande cortina fumogena dietro cui nascondere il suo progressivo disimpegno nel Mediterraneo”. E non bisogna dimenticare il passato, quando l’allora ministro dell’Interno Maroni fornì “65 mila carte di identità” a migranti tunisini per farli transitare in Italia verso altri paesi. E’ il commento del viceministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Mario Giro, interpellato dall’agenzia DIRE sulla recente polemica che vede sul banco degli imputati le ong che operano per il salvataggio dei migranti, accusate di collusione con i trafficanti di uomini.

“Frontex si sta proteggendo- prosegue Giro- ha cambiato strategia: le sue imbarcazioni si sono allontanate dalla zona di ricerca, e questo fa sì che in caso di necessità debbano intervenire le navi della Guardia costiera italiana o quelle delle ong. Il governo ha pertanto chiesto di condividere almeno le spese del soccorso”.

Frontex però non agisce di sua iniziativa, è un’agenzia dell’Unione euroepa… “Certo- risponde il viceministro- ma come sappiamo l’Ue non ha una politica comune su questo tema“, inoltre le recenti accuse “sono anche funzionali ai paesi che sono contrari ad adottarne una, in particolare quelli dell’Est”.


La sede di Frontex peraltro si trova in Polonia, “cosa che personalmente trovo assurda”.

Il senatore a capo della commissione Diritti umani, Luigi Manconi, ha detto che si sta mettendo sotto accusa il concetto stesso del soccorso di esseri umani. “Il rischio c’è- replica- anche se formalmente nessuno critica il salvataggio ma il trasporto. Ma di per sé, sono affermazioni che creano ambiguità: non può esserci salvataggio senza trasporto”.

Per Giro l’importante “è spegnere le polemiche che si prestano alla strumentalizzazione politica, anche se ormai- ammette- il danno è fatto. Come ha chiesto il ministro Alfano, facciamo lavorare i giudici. Ad ora dall’inchiesta non è emerso nulla, aspettiamo i fatti prima di lanciare accuse”.

La campagna diffamatoria denunciata da varie ong ha messo in luce anche una certa disinformazione tra i cittadini sulle dinamiche del fenomeno. Colpa dei giornalisti? “No. Però credo che la stampa dovrebbe aiutarci a ricordare alcuni fatti: già tre anni fa, ad esempio, Francia e Germania accusarono l’Italia di attirare i migranti attraverso l’operazione Mare Nostrum (che impegnava nel Mediterraneo navi della Marina militare italiana, ndr). Inoltre ogni volta che si avvicina il momento delle elezioni riesplode la polemica sui migranti. I cittadini hanno anche dimenticato che nel 2010 l’allora ministro dell’Interno Maroni fornì a 65mila tunisini delle Carte d’identità valide 15 giorni per consentirgli di raggiungere la Francia. In quel periodo l’Italia chiudeva gli occhi, e lasciava che i migranti se ne andassero indisturbati verso i paesi del Nord: siamo tutti corresponsabili”.

Il problema, per il viceministro Mario Giro, si risolve con una politica bipartisan, europea, e di lungo periodo, che guardi ai paesi d’origine dei migranti, “perché non vanno fermati in mare, ma a terra, prima che partano. Ma non in Libia, dove non c’è alcun rispetto dei diritti umani. Il governo- evidenzia- sta lavorando per stabilizzare la Libia, ma ci vuole tempo. E’ stato già siglato un accordo con il Niger, io sono stato in Ciad, ora stiamo lavorando con Senegal e Costa d’Avorio e stiamo per aprire un’ambasciata in Guinea. Ci sono risultati? Ancora no. Ma è normale, sono processi che richiedono tempo”.

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Per il viceministro Mario Giro una soluzione più rapida potrebbe invece essere l’adozione dei Corridoi umanitari sul modello di quelli proposti da Sant’Egidio, Chiese evangeliche e Tavola Valdese, a cui già la Francia ha detto sì il mese scorso per l’arrivo di 500 profughi siriani. “Col primo arrivo Parigi farà più di quanto non abbia fatto con il meccanismo dell relocation. Un modo di risolvere la questione quindi esiste, e la Commissione europea – si può dire – ha fallito dove è riuscita la società civile. Anche Spagna, Germania e Polonia stanno valutando di attivarli” precisa.

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D’altronde questo sistema consente l’identificazione e la selezione dei migranti prima che raggiungano l’Europa, “e con un percorso di integrazione già avviato”. Questo ricorda al viceministro l’ipotesi avanzata sette anni fa, di creare centri di identificazione in Africa insieme ad ambasciate europee che eliminassero il problema delle partenze illegali. “Quell’idea naufragò, ma i Corridoi umanitari non sono altro che l’applicazione di quell’idea”. Torniamo a Mare Nostrum? “No. Se Frontex facesse il suo dovere le cose potrebbero restare come sono. Bisogna solo condividere le spese con tutti i paesi Ue, invece di farli ricadere sull’Italia e le ong”, conclude.

di Alessandra Fabbretti, giornalista

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