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Minori, Genderlens: “Già a 3 anni si può disconoscere il sesso assegnato alla nascita”

Lo dice Elisabetta Ferrari, presidente dell'associazione, sulle pratiche della transizione di genere dei soggetti minori di età

Pubblicato:06-04-2022 12:38
Ultimo aggiornamento:06-04-2022 23:05

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ROMA – “Smettiamo di far finta” che la transizione di genere nei soggetti minori di età “non esista e diamo una risposta a queste persone. Ci sono bambini che a 3 anni di età già non si riconoscono nel genere assegnato alla nascita e chiedono di vivere con un genere diverso, sia nello spazio pubblico che privato. Purtroppo, invece, in Italia queste persone vengono derubate della loro infanzia perchè non vengono credute nel loro diritto di essere loro stesse. Bisogna rinunciare ad una visione adultocentrica e verificare ciò che veramente significa per questi bambini“. Lo dice Elisabetta Ferrari, presidente dell’associazione Genderlens, in audizione in Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza sulle pratiche della transizione di genere dei soggetti minori di età.

Chi percorre questa strada, precisa la presidente di Gendrlens, “completa quella che definiamo ‘affermazione di genere‘. Come associazione- continua- siamo nati per un’inaccettabile assenza delle Istituzioni” e per la mancanza di una “adeguata e corretta informazione” sul tema. Le famiglie “si trovano spesso abbandonate dalla società, vivono ostilità e stigma” perchè le istituzoni “hanno deciso di non farsene carico”, con la conseguenza che “personale medico e scolastico non sono spesso minimamente pronti” per gestire il fenomeno “che è ancora poco conosciuto”.

Sul tema, ricorda Ferrari, “si è acceso il dibattito” proprio in occasione del ddl Zan, “ma chiariamo una cosa: bambini e bambine in età prepuberale non vengono mai sottoposti a trattamento farmacologico o chirurgico“. Le famiglie che intraprendono questa strada lo fanno “perchè correttamente informati sui vantaggi nel benessere psicofisico delle loro creature”. Invece esiste “mancanza di sicurezza nelle scuole primarie, specialmente in luoghi separati per genere come spogliatoi e bagni”. Un clima scolastico “ostile- precisa la presidente di Gendrlens- incide su uno sviluppo sano, le persone sono meno concentrate in classe e conseguono risultati scarsi. Servono protocolli a difesa della loro identità, di norma questi ragazzi hanno 4 volte in più la possibilità di abbandonare la scuole per le molestie subite”. Secondo la Ferrari si tratta “di una chiara violazione dei diritti umani che il mondo degli adulti non può più ignorare. Poi con l’arrivo della pubertà– termina- questi ragazzi vedono cambiare il loro corpo in una direzione non desiderata, fino ad arrivare ad atti autolesionistici o suicidi“.


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