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All’istituto Meucci di Carpi la storia di Koffi viaggia tra i banchi

Il tema dell'immigrazione spiegato con una testimonianza diretta

Pubblicato:06-04-2021 11:37
Ultimo aggiornamento:06-04-2021 11:38
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ROMA – “Sono scappato con mio cugino per salvarci la vita”. Sono le prime parole pronunciate da Koffi, studente dei corsi serali dell’istituto ‘Antonio Meucci’ di Carpi, nel corso dell’incontro ‘In viaggio con Koffi. Siamo tutti migranti’. Il convegno, che rappresenta la realizzazione di un grande progetto, ha visto la partecipazione del preside Luigi Vaccari, l’assessore alle Politiche Scolastiche Davide Dalle Ave, la scrittrice del libro ‘Nelle sue scarpe’ Ilenia Marino e Don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea Saving Humans. A loro e agli studenti della scuola Koffi, giovane della Costa d’Avorio, ha offerto la possibilità di comprendere maggiormente un mondo apparentemente lontano, permettendo così di toccare, anche solo con il pensiero, una piccola parte delle crude emozioni che lo hanno travolto.

La storia di Koffi è un inferno durato nove lunghissimi mesi: partendo dal conflitto in Costa d’Avorio, passando tra il Mali e l’Algeria, per poi arrivare in Libia – l’ultima straziante tappa prima di sbarcare in Italia – dove “ci hanno nascosto nei bauli delle macchine fino a Tripoli e la polizia, dopo averci fermato, ci ha portato in un campo dove ci hanno torturato”, ha raccontato Koffi. “Lì ho visto tante persone picchiate senza motivo– ha proseguito lo studente- c’era solo acqua salata da bere e un pezzo di pane al giorno. Una volta ottenuti i soldi dalle nostre famiglie, ci vendevano per lavorare la terra. Io sono musulmano, e ogni volta dopo il lavoro mi fermavo a pregare: per questo il padrone di casa mi si è avvicinato e da quel momento non mi hanno più picchiato”.

E poi quella navigazione piena di speranza: l’ancora di salvezza che pone fine alle sue sofferenze e diventa l’inizio di una nuova esperienza di vita. Perché il suo, come quello di tanti altri, è un viaggio che si traduce in una fuga dettata dalla necessità di ottenere una vita migliore che però alla fine, diversamente da altri, si è potuta immettere nella strada del cambiamento per il suo futuro: diplomarsi e trovare lavoro in Italia, chiedendo asilo politico.


E così l’incontro ha generato uno scambio, al punto che gli studenti del ‘Meucci’ si sono sentiti incoraggiati a chiedere quali fossero le sensazioni provate nel riportare a galla una storia così struggente. E ancora adesso Koffi non sa rispondere a una domanda alla quale nessun ragazzo dovrebbe avere dubbi: “Sei felice?”. Alla fine dell’incontro l’applauso è stato lungo e scrosciante, sintomo di una estrema gratitudine nei confronti del giovane che ha concluso il suo intervento ringraziando l’istituto e tutti quelli che ne fanno parte.

“In realtà, dovremmo essere noi a ringraziarlo per averci regalato questa testimonianza- ha dichiarato la professoressa Vincenza Cubelli- ma soprattutto sono io a doverlo ringraziare per avermi aiutato a far capire alle classi una tematica che spesso unisce slogan e politica, quando in realtà si parla di vite umane”.

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