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Barberis (LIDE): “Investire in America Latina è una mossa strategica”

Intervista al presidente di Lide Italia e vicepresidente di Lide internazionale

Pubblicato:06-04-2017 16:02
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:05

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ROMA – Investire in America Latina si può, perché è un’area dal forte valore strategico per l’Italia. Lo assicura Juan Barberis, presidente di Lide Italia e vicepresidente di Lide internazionale, network che nasce a San Paolo, in Brasile, 15 anni fa, quando ancora l’America Latina attraversava ‘l’epoca d’oro’ della propria economia”.

“I principali asset della maggior parte di questi paesi sono materie prime e derrate alimentari– spiega alla DIRE Juan Barberis-. Solo la Colombia deve il 50% del proprio fatturato all’esportazione di petrolio”.

La crisi economica degli ultimi anni ha inferto un duro stop a questa parabola, ma grazie a questo, prosegue Barberis, “molti governi hanno capito l’importanza di diversificare le proprie economie”.


Qui entra in gioco l’Italia, “perché può offrire quello di cui hanno bisogno: know how, tecnologie, design, capitale umano”.

Più nel dettaglio, i settori più interessanti al momento sono quello delle energie, delle infrastrutture e dell’agroindustria.

Il settore energetico resta un cardine. “Paesi come Venezuela, Brasile, Bolivia e Argentina hanno riserve enormi di petrolio e gas naturale. L’Argentina ha scoperto un nuovo giacimento di petrolio nel sud della Patagonia, e questo ci fa prevedere un boom di investimenti”.

D’altro canto- aggiunge Barberis- “queste regioni hanno un potenziale enorme legato alle fonti non convenzionali. E’ indicativo che il Presidente Macri abbia proclamato il 2017 ‘l’anno delle Energie rinnovabili’. Sempre in Patagonia, alcune zone hanno venti costanti a 100km orari. Ma oltre all’eolico, si sfruttano anche le aree desertiche per il fotovoltaico: Argentina, ma anche Perù, Ecuador o Colombia, lo impiegano per portare l’elettricità in zone remote altrimenti scollegate dalla rete di distribuzione. Non è un caso che il Gruppo Enel Green Power, che qui gestisce molti progetti in modo capillare, dedichi la metà dei suoi investimenti mondiali all’America Latina. Infine, penso alle possibilità che presentano gli scarti dell’agroindustria e la biomassa per la creazione di biogas”.

Ma le aziende italiane che vogliono internazionalizzarsi devono essere informate e soprattutto “seguite in questo processo”.

IL RUOLO DI LIDE

Lide quindi, oltre a “creare ponti” all’interno della business community italiana, coinvolge anche quelle di Brasile, Argentina, Messico, Colombia, Cile, Perù, Uruguay ed Ecuador – i suoi paesi target -, favorisce l’accreditamento presso le istituzioni, gli enti privati o multilaterali (come la Banca interamericana di Sviluppo), e infine accompagna l’azienda in loco, grazie ai diversi uffici sparsi nel subcontinente americano.

Solo in Brasile “abbiamo rapporti con 1.800 aziende, che insieme rappresentano circa il 52% del Pil di questo paese”.

E l’instabilità politica? “Ormai forti squilibri politico-istituzionali accadono ovunque- osserva Barberis- l’impeachment del Presidente della Corea del Sud, il Regno Unito che abbandona l’Unione europea, la nuova amministrazione Trump… Non ci sono più regioni ‘facili'”.

Questo scenario secondo il presidente Lide non deve scoraggiare. “Bisogna avere una visione di insieme. Noi suggeriamo i paesi che riteniamo più interessanti, ma percepiamo anche più intraprendenza da parte degli imprenditori italiani. Se fino a pochi anni fa tentavano investimenti di breve durata, ora guardano al lungo periodo“.

Le aziende italiane che vogliano entrare o continuare a crescere nei mercati latinoamericani possono partecipare agli eventi che periodicamente Lide Italia organizza a Milano, “in cui forniamo informazioni difficili da reperire altrove, e presentiamo le esperienze di chi ha già attività avviate oltreoceano”. Prossimo appuntamento meneghino il 26 aprile per parlare di Colombia, poi il 17 maggio il tema sarà l’Argentina, per arrivare al Messico il 21 giugno.

di Alessandra Fabbretti, giornalista

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