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Il Pd di Schlein si presenta in piazza, scatta l’allarme a destra e a sinistra

L'editoriale del direttore Nico Perrone

Pubblicato:06-03-2023 17:55
Ultimo aggiornamento:06-03-2023 17:55

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ROMA – Nemmeno otto giorni da segretaria del Pd e già Elly Schlein ha fatto innervosire molti, a destra e a sinistra. Nervosismo cresciuto ancora di più dopo la prima uscita in piazza a Firenze, dove i Dem si sono ritrovati insieme alla Cgil di Maurizio Landini e il M5S di Giuseppe Conte a protestare contro la violenza squadrista dopo che alcuni studenti di sinistra sono stati aggrediti da militanti di destra davanti il loro liceo.

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Il più velenoso è Vittorio Feltri, un tempo giornalista oggi megafono politico, che ha dedicato vari editoriali alla leader Dem al limite dell’offesa personale. Del tipo: “La Schlein, un cognome che non riesco nemmeno a pronunciare perché di italiano non ha nemmeno una sillaba“. Oppure “la nuova leader dei democratici, si fa per dire, ha capito che è più comodo prendersela con i defunti (Mussolini e compagnia, ndr) che con i vivacissimi Fratelli d’Italia”. E ancora: “Si vocifera che la signora dei martelli (e delle falci) sia talmente di sinistra da rischiare di andare fuori strada”. Per finire col dileggio: “Schlein si sta predisponendo a fare una figura del piffero. Basta guardarla in faccia per capire che è negata“.


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Passando ad un ragionare più colto, almeno fondato sui libri, sempre dalle parti della destra troviamo il professor Alessandro Campi che dalle pagine del ‘Messaggero’ spara a palle incatenate contro la nuova leader del Partito democratico. Campi l’accusa di inventarsi il nemico fascista perché non ha uno straccio di programma. L’ideologo ragiona così: “Col centrodestra che non si divide a dispetto delle previsioni degli avversari, e che unito continua a vincere, il centrosinistra – per tornare ad essere almeno competitivo – può solo provare a compattarsi […] La questione vera è su quali basi cercheranno una saldatura: l’opposizione in chiave neutralista-pacifista al coinvolgimento dell’Italia nella guerra russo-ucraina? La mobilitazione sul tema dei diritti civili soggettivi al grido di ‘progressisti di tutto il mondo unitevi?’ Il perseguimento di una sorta di fondamentalismo verde-ambientalista venato di anti-capitalismo, di catastrofismo da fine del mondo e di arcadia post-industriale? L’immigrazione di massa come strumento per la costruzione della società futura cosmopolita?”. E vai col tango.

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Anche dalle parti del Terzo Polo a doppia guida Calenda-Renzi si guarda alla nuova guida del Pd come a una pericolosa esponente di sinistra, quella che porterà i Democratici a schiantarsi tra le braccia dei ‘grillini’ di Giuseppe Conte. Di qui i primi mugugni di quei riformisti Dem che passano ogni giorno in attesa del ‘segnale’, del motivo per abbandonare il partito che ormai non è più quello fondato da Veltroni e Prodi, di quando eravamo tutti giovani e belli.

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Ma pure dalle parti di Giuseppe Conte si affilano le armi di fronte al rischio che Elly Schlein alla fine risulti più credibile, quindi capace di svuotarlo politicamente. Ne ha fatto le spese il povero sociologo Domenico De Masi, fino a ieri osannato da tutta la nomenclatura ‘grillina’ e adesso messo in croce dopo che candidamente aveva ammesso pubblicamente di essere andato a votare per Elly Schlein alle primarie del Pd. Oggi De Masi si è difeso dalle pagine del Fatto Quotidiano così: “Il pubblico dialogo tra Conte, Landini, Fratoianni e la Schlein sarebbe stato possibile se alla testa del Pd ci fossero stati Letta o Bonaccini?”.

Ma un Pd di sinistra non mette in difficoltà il M5S di Conte? “Se fossi interpellato gli direi di stare tranquillissimo anzi di spostarsi ancora di più a sinistra – spiega De Masi – Elly è moderatamente laburista, appena appena di sinistra, lontana anni luce da ciò che diceva Berlinguer […] un effetto ottico […] Conte ha una prateria davanti a sé. Deve solo ricordare che ci sono in Italia 10 milioni tra poveri assoluti e quasi poveri”. E via con altre giustificazioni sul suo voto a Schlein.

Non c’è che dire, un gran subbuglio dopo così pochi giorni dalla nomina, il che fa pensare. Sembrano tanti quelli pronti a festeggiare la fine del Pd. Ricordo loro quanto ci diceva il nostro saggio amico Stanislaw Jerzy Lec: “Quando ti metti a saltare di gioia, bada che qualcuno non ti tolga la terra da sotto i piedi”.

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