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Il reddito di cittadinanza diventa Mia: ecco cosa cambia e quali sono i nuovi importi

La Misura di inclusione attiva sarà estesa anche agli occupabili che però subiranno una stretta su durata e importo

Pubblicato:06-03-2023 15:22
Ultimo aggiornamento:07-03-2023 12:49

reddito di cittadinanza
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ROMA – Colpo di coda del reddito di cittadinanza che non sparisce ma cambia veste. E nome. Si chiamerà Mia, acronimo di Misura di inclusione attiva e presenterà delle novità di rilievo. Sarà estesa anche ai cosiddetti occupabili che tuttavia subiranno una stretta sia per la durata che per l’importo percepito che non dovrebbe superare i 375 euro. Di 12 mesi la durata massima, prorogabili per ulteriori 6. Scaduti i 18 mesi totali, per poter ripresentare la terza domanda, le famiglie composte da nuclei occupabili dovranno aspettare un anno e mezzo. Le famiglie senza occupabili – quindi con al loro interno almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile – potranno ricevere invece non più di 500 euro al mese e dopo 18 mesi la durata del sussidio scenderà a 12 mesi. Nel loro caso, l’attesa per poter ripresentare la richiesta scenderà a un mese.

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QUANDO PARTIRÀ IL MIA

La nuova misura, allo studio del ministero del Lavoro, prevede anche una ‘sforbiciata’ ai requisiti Isee per poter ottenere il sussidio che dovrebbe scendere dagli attuali 9.360 euro previsti per il reddito, a 7.200. Il tutto, secondo i relatori, per disincentivare il più possibile i percettori a farne ricorso. Il ‘Mia’ dovrebbe partire già dopo l’estate, una volta scaduta l’ultima proroga del Reddito, ma il tempo per portare a casa il provvedimento stringe: obiettivo della ministra competente Marina Calderone, portare in Cdm il decreto entro 2 settimane.


IL MINISTERO DEL LAVORO: “LA BOZZA CHE CIRCOLA NON È IL TESTO DI RIFERIMENTO”

“In merito alle indiscrezioni giornalistiche sulla revisione del reddito di cittadinanza, si precisa che il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è al lavoro per portare il provvedimento all’esame del Consiglio dei ministri. Si tratta di una materia che necessita di un approfondito confronto tecnico con altri ministeri, le regioni, i comuni e gli enti competenti e che non permette, ad oggi, di considerare un primo draft dell’intervento normativo come valido testo di riferimento per la riforma”. Così il ministero del Lavoro in una nota.

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