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Dal milione di chili di detriti alla formazione della coda dell’asteroide: ecco i primi studi sulla missione Dart-Liciacube

Il terzo studio a co-firma italiana, mostra le immagini ottenute nel corso dell'avvicinamento di Dart a Dimorphos

Pubblicato:06-03-2023 16:19
Ultimo aggiornamento:06-03-2023 16:19

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ROMA – Non staremo impalati a guardare il cielo mentre un minaccioso asteroide segna il nostro destino. L’essere umano è pronto a sventare l’eventuale catastrofe, inviando sonde kamikaze a deviarne la traiettoria. Proprio come è stato nel caso di Dart, la missione che ha visto un dispositivo Nasa delle dimensioni di una golf cart schiantarsi sulla superficie di un corpo celeste grande come la piramide di Cheope e spostarne l’orbita. Un successo senza precedenti storici immortalato a poca distanza dal l’occhio tecnologico dello strumento spaziale italiano LiciaCube.

Adesso, i dati raccolti dal Light Italian CubeSat for Imaging of Asteroids contribuiscono allo studio dei fenomeni che hanno determinato l’impresa su cui c’è la firma anche dell’Agenzia spaziale italiana. Sulla rivista Nature sono comparsi i primi cinque articoli sui risultati scientifici della missione, tre dei quali coinvolgono il team di LiciaCube composto da ricercatori di Asi, Inaf, Ifac-Cnr, Politecnico di Milano, Università di Bologna e Università Parthenope.

Il primo studio conferma il successo della missione: il Double Asteroid Redirection Test della Nasa ha raggiunto i sistema di asteroidi Didymos, in quel momento situato a circa dieci milioni di chilometri dal nostro pianeta. Si tratta di un sistema composto da due corpi celesti: al centro c’è appunto Didymos, una roccia di 750 metri di diametro attorno al quale orbita Dimophoros, la sua ‘luna’ di 150 metri di larghezza. Il sistema non rappresentava di per sé una minaccia per la Terra, ma è stato essenziale per testare per la prima volta la tecnica dell’impatto cinetico.


Lo scorso 26 settembre Dart ha puntato Dimophoros impattandolo alla velocità di 6 chiilometri al secondo. La collisione ha portato una riduzione di mezz’ora dell’orbita che circa ogni 12 ore la luna compiva attorno a Didymos.

Lo studio dei dati dello schianto inoltre ha determinato la quantità di moto trasferita all’asteroide mediante impatto cinetico, rivelando un fatto inaspettato: sull’asteroide si è scaturita una forza maggiore rispetto a quanto previsto, per via del getto del materiale sollevatosi dalla superficie.

Una delle pubblicazioni racconta come l’uomo abbia per la prima volta osservato la formazione della coda di un asteroide. E’ stata realizzata a partire dai rilievi del telescopio spaziale Hubble effettuati da 15 minuti fino a circa 18 giorni dopo il test. Secondo i dati raccolti, l’esplosione ha causato il sollevamento di circa un milione di chilogrammi di roccia che si sono staccati dalla massa dell’asteroide. Le osservazioni di Hubble hanno rivelato una complessa evoluzione dei getti del materiale espulso, dominati dall’interazione gravitazionale tra il sistema binario di Didymos e la polvere espulsa, e successivamente dalla pressione della radiazione solare. Il materiale espulso a velocità più bassa si è disperso formando una scia, che ha mostrato una morfologia coerente con lo scenario di code asteroidali attribuite a impatti.

Il terzo studio a co-firma italiana, mostra le immagini ottenute nel corso dell’avvicinamento di Dart a Dimorphos, fino al momento dell’impatto cinetico della sonda stessa. Le immagini mostrano la ricostruzione dell’evento inclusa la sequenza temporale che ha portato all’impatto, la posizione e la natura del sito di impatto di DART, e le dimensioni e la forma di Dimorphos. Si tratta, secondo il Project Scientist Asi di LiciaCube Angelo Zinzi, di una sorgente di informazione unica per svelare la natura di corpi celesti come gli asteroidi. Il lavoro del team scientifico- assicura lo scienziato- è tutt’altro che finito e nei prossimi mesi arriveranno nuove pubblicazioni basate anche solo sui dati LiciaCube.

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