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Unicusano lancia Ipazia, l’osservatorio scientifico sulle questioni di genere

Nei cda delle aziende italiane solo il 16% è rappresentato da donne e ancora una volta il Nord prende le distanze con il 63%, seguito dal Centro con il 30% mentre il Sud mette insieme appena il 7%, trascinato sul fondo dallo 0,1% di presenza femminile di Molise e Calabria.

Pubblicato:06-03-2015 14:31
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:09

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unicusanoSi chiama ‘Ipazia’ come la scienziata dell’antica Grecia, icona femminile della libertà di espressione e di pensiero. E proprio a lei si ispira l’Osservatorio scientifico sulle questioni di genere nato all’interno dell’università Niccolò Cusano: l’obiettivo è costruire un quadro completo e sempre aggiornato dei servizi e delle iniziative che riguardano il mondo delle donne. A parlare della sua ‘creatura’ è la responsabile scientifica Paola Paoloni, docente di Economia aziendale ed Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche. “Lavoreremo acquisendo e divulgando informazioni e conoscenza attraverso ricerche, seminari e workshop per fare chiarezza sulla condizione femminile a livello locale, nazionale e internazionale”.

Per dare vita a ‘Ipazia’, Paoloni ha contattato colleghe con cui è nata una collaborazione attiva che si è concretizzata oggi con un primo workshop dal titolo ‘Cultura e politiche di genere: donne e impresa’, organizzato nella sede romana di Unicusano. L’osservatorio “nasce dall’idea di rete, fondamentale per l’approccio all’imprenditorialità femminile. Anch’esso è una rete- spiega- composta da tre subsistemi: un comitato scientifico composto da accademici, una commissione politico-istituzionale e una delegazione esperienziale. Il cuore è economico-aziendale ma è aperto a tutte le discipline, data la trasversalità della questione di genere”.


unicusano 6 (1024 x 777)Le porte di ‘Ipazia’ sono aperte anche agli uomini: “Sicuramente- conclude Paoloni- Non è un voler esaltare il ruolo o la superiorità della donna ma la necessità di sottolineare il bisogno di un bilinguismo di genere in ogni ambito. Uomini e donne hanno un modo diverso, non migliore o peggiore, di fare azienda, che vanno integrati per incrementare la competitività in ogni contesto lavorativo”.

Al workshop sono stati poi divulgati i dati relativi alla situazione lavorativa delle donne in Italia. Dal primo ingresso in un’aula universitaria, datato 1874, al 2014 di Fabiola Gianotti e Samantha Cristoforetti, diventate direttrice del Cern di Ginevra e prima italiana a volare nello spazio. I dati presentati dall’Unicusano parlano chiaro: nei cda delle aziende italiane solo il 16% è rappresentato da donne e ancora una volta il Nord prende le distanze con il 63%, seguito dal Centro con il 30% mentre il Sud mette insieme appena il 7%, trascinato sul fondo dallo 0,1% di presenza femminile di Molise e Calabria. Eppure è dimostrato che le performance aziendali crescono del 5% rispetto alla media quando il cda è misto, con risultati migliori quando le donne sono 3 o più. Provare per credere. Anzi, chiedere alle aziende in cui la presenza di donne è superiore, come quelle che operano nelle aree istruzione, accoglienza, salute e servizi professionali.

La politica sembra ottenere risultati. E’ vero, in Italia ancora non sono state elette un presidente della Repubblica donna né una premier, ma il Parlamento è diventato più rosa dal 1950 a oggi, passando da una presenza femminile intorno al 5% a oltre il 30% dei giorni nostri. L’attuale legislatura, infatti, è quella con l’età media più bassa e con il maggior numero di donne in Parlamento. Tuttavia il confronto con il resto del mondo ci vede ancora nelle posizioni di retrovia: l’Italia è appena 32esima nella classifica che in Europa vede al primo posto la Svezia e in tutto il pianeta il Ruanda.

L’ultimo capitolo preso in considerazione da Unicusano riguarda le donne e l’università. I dati però sono in chiaroscuro: all’alta percentuale di donne laureate (58,9%) e con un dottorato di ricerca (53,3%), corrisponde solo il 35% di donne docenti associate e il 21,1% di docenti ordinarie.

Insomma, “qualcosa è cambiato” anche se “c’è ancora molta strada da percorrere”: ne sono convinte le relatrici del tavolo ‘in rosa’ che hanno discusso nell’aula magna dell’Unicusano, dall’assessore regionale del Lazio alle Pari opportunità, Concettina Ciminiello, fino al direttore generale del consorzio Cbi, Liliana Fratini.

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