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Coronavirus, l’italiano rientrato dalla Cina: “Lì paese militarizzato, qui tanto allarmismo”

A raccontare all'agenzia Dire il suo viaggio dalla Cina all'Italia ai tempi del Coronavirus, è un ragazzo italiano che abita e lavora a Shenzhen

Pubblicato:06-02-2020 16:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:57

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ROMA – “Non ho niente, mi sento bene. Ma ora a casa, a Roma, indosso comunque la mascherina per rispetto delle persone anziane che vivono con me”. A raccontare all’agenzia Dire il suo viaggio dalla Cina all’Italia ai tempi del Coronavirus, è un ragazzo che abita e lavora a Shenzhen, rientrato a Fiumicino via Hong Kong qualche giorno fa.

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Un itinerario, con scalo a Istanbul, “che mi avevano indicato come possibile, per tornare nonostante il blocco aereo- dice- Appena atterrato infatti mi hanno fatto solo il termoscanner, ma niente altro. Nessuna indicazione, per esempio, se avessi dovuto contattare un medico una volta giunto a Roma oppure se ci fosse un protocollo da seguire. Insomma, mi sembra che ci sia soprattutto tanto allarmismo”.


E così Edoardo (il nome è di fantasia, ndr) ora se ne sta a casa. Ricordando gli ultimi difficili giorni in Cina. “Quando a gennaio è scoppiato il caso, il Governo ha iniziato a mettere in campo misure preventive per scongiurare il contagio, oltre a distribuire materiale informativo su come riconoscere i sintomi e su quali comportamenti adottare- racconta- A Shenzhen non si può entrare in alcun luogo pubblico senza mascherina e senza farsi misurare la temperatura corporea da un ufficiale governativo. Negli aeroporti ti fanno compilare un sacco di moduli per sapere da dove vieni e dove stai andando, ti fanno lo scanner e ti consegnano materiale informativo. Stessa cosa appena passi il confine: c’è la polizia che ti chiede di indossare la mascherina, ti fanno disinfettare le mani”.

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“La Cina, per quanto sia uno Stato all’avanguardia a livello tecno-economico, rimane una dittatura con un Governo centralizzato. Questo- conclude- si è visto sia nei primi momenti, quando hanno messo in carcere i medici che iniziavano a parlare di coronavirus, ma anche adesso che stanno gestendo la situazione con un’efficenza che non mi sarei mai aspettato”.

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