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Milano costa troppo? Studenti fuori sede e anziani vanno a vivere assieme

Il progetto di coabitazione "solidale" della Statale e della Regione: ai ragazzi sarà rimborsato parte dell'affitto, in cambio faranno da accompagnatori ai coinquilini over 65

Pubblicato:05-12-2024 16:42
Ultimo aggiornamento:05-12-2024 16:42
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tende casa Milano
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ROMA – Promuovere il dialogo fra generazioni, incentivare l’inclusione sociale delle persone anziane e nel contempo offrire soluzioni concrete per far fronte all’aumento delle richieste abitative a costi sostenibili da parte degli studenti fuori sede. È questo l’obiettivo del progetto sperimentale di Co-housing e Mentoring “Attiva-Mente” promosso insieme dall’Università Statale di Milano e Regione Lombardia, presentato questa mattina nella Sala Consiglio dell’Ateneo milanese.

Un progetto sperimentale che propone una nuova forma di domiciliarità: una coabitazione solidale basata su un patto fiduciario tra anziano e giovane. Infatti, se da un lato lo studente avrà un rimborso per le spese di locazione, grazie alle risorse erogate da Regione Lombardia, che ha stanziato all’Università Statale di Milano 400.000 euro, dall’altro dovrà fornire alcuni servizi di volontariato, come per esempio accompagnare il padrone di casa senior a visite mediche, aiutarlo nell’utilizzo delle piattaforme digitali, ma anche condividere momenti di socializzazione e svago, come andare insieme a teatro o al cinema, fornendo così una risposta concreta alla solitudine di molti anziani.

Nella prima fase del progetto, la Statale diffonderà il progetto alla comunità studentesca, per individuare gli studenti interessati e capirne le esigenze e le attitudini. Parallelamente, verranno coinvolte le istituzioni cittadine e gli enti del terzo settore per l’individuazione degli over 65 disponibili. A seguire, si procederà al matching tra “domanda e offerta”. All’evento hanno partecipato la Rettrice Marina Brambilla, Elena Lucchini, assessora alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari Opportunità di Regione Lombardia e Giacomo Pangrazzi, Presidente della Conferenza degli Studenti.


“Il fulcro del progetto è- sottolinea Brambilla- lo scambio, l’incontro, il patto tra due generazioni diverse che pur con esigenze diverse tra di loro, possono trovare un punto di incontro importante”. Infatti, “si parte dall’esigenza abitativa dello studente fuori sede che si affaccia alla città di Milano, e dall’esigenza della popolazione più anziana di di non vivere sola, ma non è solo questo, sarebbe banale rappresentarlo in questo modo. Oggi- afferma- abbiamo cercato di sottolineare molto l’orizzonte di senso che deve avere questo progetto, che è proprio quello da parte della popolazione over 65 di potere offrire la propria conoscenza e la propria esperienza”, visto che “in realtà è una popolazione ancora molto attiva, come si diceva, che magari ha interesse a offerte culturali della città, e che anche conosce la città e la sua storia”. Questo per la rettrice “è un punto molto importante” perché “l’internazionalizzazione cresce sempre di più e sarà così nei prossimi anni”, dunque “punteremo sempre di più all’attrattività internazionale, ma è altresì importante che poi chi vive un periodo formativo di tre, cinque o più anni in caso di dottorato, impari non solo a conoscere l’offerta formativa di un ateneo, ma la storia di una città e la sua società”.
Un progetto accolto con entusiasmo dall’assessore Lucchini, che menziona la Lombardia come vero e proprio laboratorio per questo tipo di iniziative ‘intergenerazionali’. “Dopo l’avvio delle iniziative promosse dall’Università di Pavia e Bergamo oggi mettiamo a terra anche il terzo percorso che nel capoluogo lombardo saprà valorizzare il patrimonio umano e di competenze degli over 65 e garantire uno spazio abitativo in città per gli universitari”, afferma, con “una reciprocità che farà crescere l’intera comunità”.

Qualcuno paventa il rischio che il progetto possa rischiare di trasformare gli studenti da inquilini in badanti. “Non deve essere confuso il ruolo dell’assistente, del badante, del caregiver da quello dello studente universitario- dice Lucchini- che da un lato può assicurare compagnia, ma può anche comunque dare un contributo nell’arco della giornata, ma è un contributo differente”. Per Brambilla invece, l’occasione che si presenta ai ragazzi è di natura formativa, e spesso i giovani sanno sorprendere. “Quando abbiamo attivato ad esempio il progetto carceri temevamo che gli studenti non avrebbero risposto, invece abbiamo centinaia di studenti che ogni anno si candidano per fare il tutor degli studenti detenuti, il che significa andare in istituto penitenziario a fare delle lezioni private, aspettare che si possa entrare… Insomma un’attività molto impegnativa. Hanno visto insomma in quel tipo di attività qualcosa che anche dà uno scambio, un ritorno” e questa iniziativa, “seppur molto diversa”, per Brambilla può offrire scambi simili.

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