Il direttore della Wada: Sinner? “L’aumento dei casi di doping da contaminazioni è dovuto agli strumenti ormai troppo precisi”

Olivier Niggli a L'Equipe: "Potremmo aver creato noi stessi il problema che stiamo affrontando, i laboratori sono migliorati e rilevano quantità infinitesimali"

Pubblicato:05-12-2024 11:55
Ultimo aggiornamento:05-12-2024 15:54

Sinner doping
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ROMA – “Se si guardano i casi di contaminazione che stanno emergendo in questo momento, sono ovunque, non solo in Cina. Non è che siano più di prima, è che i laboratori sono più efficienti. Potremmo aver creato noi il problema che stiamo affrontando perché i laboratori sono migliorati. Rilevano quantità infinitesimali”. Lo dice in un’intervista a L’Equipe Olivier Niggli, direttore generale dell’Agenzia mondiale anti-doping, la ormai famigerata Wada che con il suo appello last-minute al Tas ha (ri)messo nei guai Jannik Sinner.

Niggli parla della “difficoltà di conciliare la tutela degli atleti e il fatto di poter comunicare in modo sufficiente affinché la gente non pensi che stiamo cercando di nascondere le cose”. “La pubblicazione dei nomi in circostanze in cui si ritiene che non vi sia colpa rimane una questione irrisolta”. Vale nel caso di Sinner, che per settimane è riuscito a tenere alto il muro della privacy sulla sua presunta positività al Clostebol. E vale in maniera macroscopica per il caso dei 23 nuotatori cinesi “contaminati” da una cucina. Un bubbone scoppiato definitivamente prima dei Giochi di Parigi che per il Direttore della Wada è invece un clamoroso caso di “guerra politica”.

“Non era solo la Wada a saperlo, c’erano diverse organizzazioni. Non era una cosa pubblica ma nemmeno nascosta, chi aveva bisogno di sapere, sapeva. Ci siamo ritrovati a doverci difendere anche se non c’era nulla di nascosto. Ma sembra che, quando si tratta della Cina, vengano poste più domande che per altri paesi. Su questo mi sento un po’ meno a mio agio. Per noi il caso cinese è meno problematico di molti casi individuali. Lì ne abbiamo 23 che vengono presi per la stessa sostanza, approssimativamente nelle stesse proporzioni, allo stesso tempo. Se vuoi organizzarlo, non è facile. Alcuni di questi atleti sono stati testati più volte di seguito con variazioni tra positivo e negativo. Queste variazioni, da noi studiate, hanno contribuito a convincere gli scienziati che uno scenario antidoping non funzionava. Per questo siamo rimasti ancora più sorpresi perché per noi non è stato un caso complesso. È una storia molto politica. Se non fosse stata la Cina, non sono sicuro che ne avremmo parlato“.


Niggli accusa direttamente l’Agenzia americana antidoping (l’Usada). Dice che il caso dei nuotatori cinesi è stato “orchestrato dagli Stati Uniti, poco prima delle Olimpiadi. Non c’era nulla di casuale in questa sequenza temporale di eventi. Per me non si tratta di voler migliorare la lotta al doping. Per me è un tentativo di colpo di stato, con gli ingredienti giusti perché coinvolge la Cina e permette, alle sue spalle, di riportare sostegno politico agli Stati Uniti per cercare di fare pressione sull’organizzazione. Aveva lo scopo di indebolirci. Dà un’immagine negativa dell’antidoping”.

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