‘Brain rot’, il cervello bruciato dai social è la parola del 2024

L'Oxford University Press ha scelto la parola per descrivere gli effetti negativi del consumo eccessivo dei social. Ma la parola per la prima volta venne usata nel 1854

Pubblicato:05-12-2024 10:36
Ultimo aggiornamento:05-12-2024 10:36

Getting your Trinity Audio player ready...
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – È ‘brain rot’ la parola del 2024. Letteralmente si traduce come ‘cervello bruciato’ o ‘putrefazione del cervello’ e l’Oxford University Press, la casa editrice del prestigioso Oxford English Dictionary l’ha scelta dopo una votazione che ha coinvolto più di 37mila persone. Da circa vent’anni, infatti, la casa editrice inglese sceglie una parola che riassume l’anno in corso.

Ma che cos’è il brain rot? È stato definito come “il presunto deterioramento dello stato mentale o intellettuale di una persona, soprattutto come conseguenza di un consumo eccessivo di materiale online considerato banale o poco stimolante“. Avete idea di come ci sentiamo dopo aver scrollato per ore i contenuti dei social? Quella è la sensazione del cervello bruciato.

La prima attestazione della parola risale al 1854, in un libro del filosofo Walden di Henry David Thoreau che lo usò per criticare il declino dell’impegno intellettuale e la predilezione per le idee semplicistiche. A quanto pare questo termine oggi viene sempre più utilizzato. Tanto che, secondo i linguisti dell’Oxford Univesity, si è registrato un aumento del 230% tra il 2023 e il 2024.


Su TikTok non è raro imbattersi nell’hashtag #brainrot per definire proprio dei video senza senso, visualizzati senza un reale interesse. La vera novità, però, è la preoccupazione intorno al consumo di questo tipo di contenuti, che avrebbe effetti dannosi per il cervello.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it


California Consumer Privacy Act (CCPA) Opt-Out IconLe tue preferenze relative alla privacy