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Inchiesta Juve, l’esperto: “Più grave di Calciopoli, ecco cosa rischia il club”

L'avvocato Mattia Grassani: "Comportamenti illeciti che non hanno precedenti e i protagonisti ne erano consapevoli. Possibile anche la retrocessione e la revoca degli scudetti"

Pubblicato:05-12-2022 09:56
Ultimo aggiornamento:05-12-2022 15:55

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ROMA – “Questa è l’indagine più grave e pesante che la Juventus ha subito nella sua storia, anche peggio di Calciopoli. Le fattispecie di reato e di violazioni di norme borsistiche societarie e sportive, abbraccia un arco di comportamenti illeciti che non ha precedenti“. Così l’avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo, a ‘Radio anch’io sport’ su Radio Uno.

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COSA RISCHIA LA JUVENTUS

Restando nell’ambito societario, dice Grassani, “a livello sportivo la Juventus rischia di più della semplice ammenda o della modesta penalizzazione, perché quello che sta emergendo, se accertato, potrebbe portare anche ad una forte penalizzazione. L’articolo 31 comma 2 del Codice di giustizia sportiva stabilisce che se ci sono alterazioni di documenti, come scritture private che posticipano il pagamento di stipendi, può comportare anche l’esclusione dal campionato, la retrocessione all’ultimo posto e la perdita del titolo di Campione d’Italia. Uno scenario preoccupante – osserva l’avvocato – In forze del principio della afflittività della sanzione e dei tempi brucianti della giustizia sportiva, il procedimento si concluderà entro questa stagione e le sanzioni saranno poi scontate immediatamente“.


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“LE DIMISSIONI DEL CDA RICORDANO L’ADDIO DELLA TRIADE”

Le dimissioni in blocco del Cda della Juventus – prosegue Grassani – ricordano la scelta che fece la dirigenza bianconera nel 2006, quando Moggi, Giraudo e Bettega si dimisero all’apertura del procedimento sportivo. Ed è un segnale positivo: la Juventus ha tagliato nettamente con il passato, ma non basta a ridurre la gravità dei fatti né ad arrivare a sanzioni più miti”. Per l’esperto di diritto sportivo “si tratta di reati societari che con le dimissioni non sono più reiterabili, quindi la richiesta di arresti domiciliari per Agnelli sarebbe inutile, non credo che la Procura faccia ricorso su quella richiesta. Credo che la vicenda proseguirà con tutti gli indagati in libertà”.

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“ECCO PERCHÉ STAVOLTA È PEGGIO DI CALCIOPOLI”

Il paragone con Calciopoli resta, fa notare Grassani: “Allora il sistema Juve fu quello di inquinare e attaccare il sistema arbitrale dal vertice. Oggi il fatto che gli stessi protagonisti si lascino andare a questi paragoni dicendo che è più grave di Calciopoli dimostra la consapevolezza della gravità dei loro comportamenti e certifica come tutte quelle ipotesi di reato rappresentino un comportamento ancora più grave rispetto a Calciopoli. Perché un conto è avvicinare un arbitro o un designatore, un conto è drogare i conti della società: viola la parità competitiva con gli altri club, e altera la regolarità del campionato“.

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La Juve dovrà risponderne anche a livello europeo. L’Uefa è in allerta: “Questo è un fronte finora poco approfondito, questa situazione anche per l’Uefa è unica. Tutti gli altri procedimenti Uefa riguardavano sforamenti dei tetti di spesa, conclusi con lo stop al mercato”, conclude Grassani.

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ABODI: “IL CASO JUVE NON SARÀ IL SOLO, FAREMO PULIZIA”

Quando si parla di Juventus si tratta di “un club che probabilmente non rimarrà il solo” e questo “ci permetterà di fare pulizia. Abbiamo bisogno di sapere presto cosa è successo e che vengano assunte decisioni per ridare credibilità al sistema, nel principio dell’equa competizione. Ed è evidente che negli ultimi anni non è successo”. Lo ha detto il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, nel corso del suo intervento alla presentazione del codice di ‘Giustizia Sportiva Figc’ a cura dell’avvocato Giancarlo Viglione, nel Salone d’Onore del Coni.

Il ministro è stato poi interpellato a margine dell’evento, tornando sul caso Juventus, ma anche sulle altre questioni che si trova ad affrontare. “La gente comune cerca di recuperare speranza e fiducia nel sistema sportivo“, ha detto riferendosi a “incidenti più o meno gravi come questo, o come altri, perché io non dimentico la curva di Inter-Sampdoria, il caso ginnaste o quello del procuratore D’Onofrio”.

Per Abodi “di fronte a questi fatti così espliciti e così oggettivi non possiamo aspettare o accompagnare. Dobbiamo comprendere cosa sta accadendo, dando risposte all’opinione pubblica per non far dire che noi predichiamo e poi nel quotidiano non agiamo. La gente chiede chiarezza e anche di restituire un po’ di onore a questo mondo”, ha concluso.

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